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Southgate: «Non voglio vedere il linguaggio della sconfitta nei volti e nei corpi dei miei giocatori»

Al Telegraph: «Viviamo in un Paese che è sempre stato “arrabbiato”. Spero che riusciremo a portare un po’ di momentanea felicità.»

Southgate: «Non voglio vedere il linguaggio della sconfitta nei volti e nei corpi dei miei giocatori»
Db Dortmund (Germania) 10/07/2024 - Euro 2024 / Olanda-Inghilterra / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gareth Southgate

A tre anni dalla finale di Euro2021, gli inglesi se ne giocano un’altra in Germania. A guidare la nazionale inglese c’è ancora Southgate che nel corso del torneo è stato a lungo criticato per le prestazioni della squadra.

Il Telegraph ha intervistato Southgate:

Ci sono due immagini, finora, che definiscono Gareth Southgate e l’Inghilterra in questo Campionato Europeo. Ce ne sarà senza dubbio una terza domenica sera a Berlino, quando si concluderà la finale.

La prima è stata quando il ct dell’Inghilterra ha temuto che tutto cominciasse ad andare a pezzi. Il girone è stato vinto con uno scialbo pareggio a reti inviolate contro la Slovenia e dagli spalti gli sono stati lanciati bicchieri di birra in segno di rabbia e frustrazione mentre camminava per il campo. La risposta di Southgate? Si è diretto ancora più deciso verso i suoi aggressori.

Southgate sulla rabbia dei tifosi

«C’era il rischio che la situazione degenerasse, ma ero determinato ad affrontarla – racconta- Quando è arrivata la birra, sono andato da loro perché abbiamo lottato troppo per cambiare l’ambiente per i giocatori».

«Abbiamo giocatori che sono al loro primo torneo. Si sono messi in gioco. Abbiamo giocatori che hanno imparato a vincere con noi e sono stati con noi per tutto il tempo. Alcuni di loro non hanno paura, comunque».

La seconda immagine invece riguarda la celebrazione di Southgate per “la drammatica vittoria all’ultimo minuto contro l’Olanda“.

«Sì, dai! Ancora uno! Forza!». Southgate grida, mentre agita il dito e si scuote anche per i sentimenti primordiali che lo invadono. «Guarda, lo stavo facendo nel 1990 quando David Platt ha segnato (negli ultimi 16 anni del Mondiale contro il Belgio) e lo stavo facendo nel 1982 quando Bryan Robson ha segnato [contro la Francia]. Sono un tifoso dell’Inghilterra in panchina».

Dato che il 53enne viene spesso dipinto come calmo e mite – lo è, ma è anche appassionato ed estremamente competitivo – Southgate sente il bisogno di spiegare meglio questa esplosione di emozioni e il suo significato.

«Devo avere delle idee chiare in mente, devo conoscermi abbastanza bene da sapere ‘Ok, questo è il modo in cui devo operare e questo sono io’ e ora sono meno preoccupato se alla gente piace o non piace. Non penso che si debba essere per forza in un certo modo», dice.

«Questo è il mio modo e questo è il modo in cui devo essere. Non ho intenzione di cambiare».

Southgate, racconta il Telegraph, “è un inglese patriottico e fervente. Potrebbe essere insolito per un allenatore, piuttosto che per un giocatore, parlare di voler vincere “così tanto che fa male” quello che sarebbe il primo trofeo per la squadra maschile inglese dal 1966. Ma lui è fatto così“.

«Ho la fortuna di essere il tipo di persona che deve spingere molto per ottenere qualcosa. Sono fatto così- dice- Non so perché sia così, probabilmente è una cosa che ho preso da mio padre [Clive]. Ha sempre gestito molto bene le sue emozioni. Aveva anche una mentalità da allenatore, si occupava sempre degli altri. Credo che tutti noi cresciamo guardando queste figure nella nostra vita e, inconsciamente o meno, le imitiamo e ne assumiamo i tratti. Sono in debito con lui per molte cose. Ma è per questo che sono come sono».

Poi Southgate ha parlato di ciò che non vuole vedere sulle facce dei propri giocatori, come la sensazione di sconfitta sui loro volti dopo il pareggio con la Danimarca.

«Non vogliamo vedere di nuovo quel linguaggio del corpo, non vogliamo vedere quella sensazione di sconfitta», ha detto Southgate ai suoi giocatori.

Quella di domenica potrebbe essere la sua 102ª e ultima partita come allenatore dell’Inghilterra. Con un contratto che scade alla fine di quest’anno, e nonostante la Football Association voglia disperatamente che rimanga, Southgate potrebbe cambiare aria.

“Parte delle critiche che ha dovuto affrontare è stata la sua, a mio avviso, lodevole volontà di impegnarsi in questioni più ampie al di là del calcio”. «Non me ne pento perché penso che questa sia una posizione di responsabilità» spiega Southgate.

«Avete la possibilità di fare la differenza in cose importanti. Io ho i miei valori. Non ho mai voluto imporre i miei valori alle persone. Ma penso che ci siano alcuni valori umani fondamentali che, se si ha la possibilità di lavorarci, bisogna farlo. Penso che questi valori siano importanti. Viviamo in un Paese che è sempre stato “arrabbiato”. Mi piacerebbe che questo cambiasse. Spero che riusciremo a portare un po’ di momentanea felicità. Ma non cambieremo nemmeno il nostro Paese. Forse possiamo dare qualche buon esempio».

«Come allenatore, manager, leader, si riconosce ciò che si sta facendo bene. Se fossimo usciti al primo turno a eliminazione diretta qui…, so di aver gestito questo periodo meglio di come ho fatto in Russia [ai Mondiali 2018]. Ma non sarebbe stato considerato così e sarebbe sembrato un’assurdità per l’uomo della strada. Lo capisco perfettamente. Ma ora conosco il mestiere e ho ben chiaro di essere il mio più grande critico, rivedendo tutto con chiarezza».

«Da giocatore si vive un’esperienza diversa rispetto a quella da manager – dice Southgate -. Ho dovuto lavorare su tutto questo e ora ho capito cosa significa. Ho una prospettiva, perché ho visto persone che hanno vinto».

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