ilNapolista

Velasco contro la cultura del devi vincere: «È la mentalità italiana. L’effetto è devastante, guarda Sinner»

Alla Stampa: «Mi pagano bene per gestire una squadra e mi chiedono sempre dei singoli, della Egonu. Anche Djokovic ha perso da favorito»

Velasco contro la cultura del devi vincere: «È la mentalità italiana. L’effetto è devastante, guarda Sinner»
Argentina's coach Julio Velasco looks on during the men's quarter-final volleyball match between Brazil and Argentina at Maracanazinho Stadium in Rio de Janeiro on August 17, 2016, during the Rio 2016 Olympic Games. (Photo by Eric FEFERBERG / AFP)

Julio Velasco, 72 anni, è a Parigi da ct dell’Italvolley femminile.  Il filosofo della pallavolo alla Stampa non dice di voler vincere le Olimpiadi, anzi. Sa benissimo però di avere tra le mani la Nazionale femminile più in forma del lotto, come conferma il trionfo in Nations League. Domenica si parte con Italia-Repubblica Dominicana.

Avete appena vinto la Vnl, vi temono tutti.
«Siamo messi bene, la vittoria nella Nations League ci dà molta consapevolezza però in Italia tutte le volte che si vince sarebbe meglio perdere».

Velasco: «Una delle cose più difficili da gestire è l’obbligatorietà di vincere»

In che senso?
«Meglio andare alle Olimpiadi dopo aver perso».

Si potrebbe obiettare.
«Non c’è niente da fare: è così per Sinner, è così per noi. Quando vinci, i giornali vanno giù con titoli del tipo “Andiamo per l’oro”, “Sinner il migliore del mondo”,“Egonu imbattibile”…».

Mica sarà una colpa?
«L’effetto però è devastante. Crea una pressione che non è gradita, almeno da me. So benissimo che una delle cose più difficili da gestire è l’obbligatorietà di vincere. Se lo ricorda Djokovic nell’ultima Olimpiade a Tokyo? Tutti dicevano che avrebbe preso l’oro con i racchettoni e invece è tornato a casa a bocca asciutta».

D’accordo, meglio stare sotto traccia.
«La mia preoccupazione è che, malgrado lo abbia detto in tutte le salse, è assolutamente inutile. Abbiamo appena vinto la Vnl e tutti parlano dell’oro alle Olimpiadi. Una pressione che non ci voleva».

Pressione da gestire, lavoro in più da fare per lei.
«Certo, ci si lavora sopra ma anche Djokovic ci avrà lavorato. Non c’è niente da fare, è parte della cultura del popolo. E così mi inc… tutte le volte».

Paola Egonu è più che mai una stella.
«La vedo benissimo, anche fuori dal campo con le compagne. Si è allenata bene, nella Vnl è statala migliore di tutte anche
per questo».

Sarà la protagonista dei Giochi?
«Mi pagano anche molto bene per parlare di gioco di squadra ma il 90 per cento delle persone invece non ci crede al gioco
di squadra».

E quindi?
«Una squadra è una squadra, dove tutti sono importanti e poi c’è il fenomeno, viene da Rivera e Mazzola. Alla fine ci si
rivede nei singoli e Paola Egonu è perfetta finché non sbaglia una palla come col Brasile due anni fa e a quel punto chi
la metteva sul piedistallo la massacrò».

ilnapolista © riproduzione riservata