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Viva Velasco: «Quando sento “abbiamo vinto perché siamo un bel gruppo”, mi viene da ridere»

Al Corsera: «Il gruppo e la Egonu? Non serve essere amiche o andare a cena insieme per vincere ma lavorare di squadra, aiutarsi”

Viva Velasco: «Quando sento “abbiamo vinto perché siamo un bel gruppo”, mi viene da ridere»
Argentina's coach Julio Velasco looks on during the men's quarter-final volleyball match between Brazil and Argentina at Maracanazinho Stadium in Rio de Janeiro on August 17, 2016, during the Rio 2016 Olympic Games. (Photo by Eric FEFERBERG / AFP)

Subito un monumento a Julio Velasco che nell’intervista al Corriere della Sera smonta una delle più grosse castronerie della retorica che avvolge la narrazione sportiva, quella del bel gruppo, del gruppo di amici e/o amiche. Narrazione palesemente ipocrita ma che piace tanto nell’epoca del nauseabondo buonismo.

Dice Julio Velasco (ct della Nazionale femminile di pallavolo): «Quando sento “abbiamo vinto perché siamo un bel gruppo” mi viene da ridere».

La frase è nella risposta a una delle domande su Paola Egonu che era stata messa ai margini dal gruppo.

Una Paola Egonu così determinante non la si vedeva da un po’.

«Non dimentichiamo, però, che questo è uno sport di squadra. Abbiamo cercato di sfruttare maggiormente le centrali e questo, inevitabilmente, ci ha reso più imprevedibili. È un equilibrio in cui tutte hanno un ruolo perché ricevere bene facilita il gioco al centro e così via».

L’anno scorso il gruppo sembrava averla un po’ messa ai margini.

«Ho detto subito alle ragazze che non serve essere amiche per vincere. Serve lavorare di squadra, aiutarsi. Quando sento il ritornello “abbiamo vinto perché siamo un bel gruppo” mi viene da ridere: e se avessi giocato male, il gruppo non sarebbe bastato? La verità è che bisogna essere squadra, non andare a cena insieme».

Forse Egonu aveva bisogno di una guida come lei?

«Non lo so, lei ha lavorato con tanti ottimi allenatori. Magari era solo un momento. O era finito un ciclo. Io ho solo cercato di non dare troppa importanza a ciò che non la meritava. A volte girare troppo attorno alle cose alla ricerca delle cause le complica, anziché risolverle. Non sempre serve la psicanalisi».

Velasco alle Olimpiadi si porta “Il lupo della steppa”

Ha capito perché la pallavolo femminile non riesce ad avere allenatrici di livello?

«È più complicato da spiegare ed è un problema globale. Forse perché bisogna avere sempre la valigia pronta. O anche per questioni culturali: gli allenatori devono decidere anche quando non sono sicuri e non possono mostrare insicurezza. Certo, ci sono tante straordinarie donne manager o in ruoli apicali della politica, ma in generale l’uomo si assolve più facilmente, la donna fatica di più a perdonarsi per un errore».

Cosa sta leggendo in questi giorni?

«La scorsa settimana ho terminato un vecchio libro che indaga sulle origini del conflitto israelo palestinese. Ora ne ho cominciato un altro che ho ricomprato in italiano: “Il lupo della steppa” di Hermann Hesse».

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