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Wembanyama: «Io sono un alieno, sono fiero della mia diversità, mi piace essere straniero»

A L’Equipe: “È passato molto tempo da quando ho accettato di non essere come tutti gli altri, su più livelli. Mi piace un sacco”

Wembanyama: «Io sono un alieno, sono fiero della mia diversità, mi piace essere straniero»
SAN ANTONIO, TX - JUNE 24: Victor Wembanyama #1 of the San Antonio Spurs poses for a portrait on June 24, 2023 at the AT&T Center in San Antonio, Texas. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2023 NBAE Michael Gonzales/NBAE via Getty Images/AFP (Photo by Michael Gonzales / NBAE / Getty Images / Getty Images via AFP)

Dice Victor Wembanyama che l’oro olimpicoè un obiettivo raggiungibile”. Si tratta solo di battere il Dream Team Usa. Lebron più Curry. Ma d’altra parte Wembanyama è “un alieno”. E’ un’etichetta di cui va fiero: difende la sua evidente di diversità, i suoi 2,24 metri d’altezza, la sua apertura alare. Intervistato da L’Equipe ne fa quasi un manifesto filosofico.

Ha solo 20 anni, Wembanyama. E una passione: lo spazio: «E’ un argomento che mi affascina. Perché, è difficile da dire, è radicato. Sento che tutti i miei interessi hanno questa cosa in comune, ruotano attorno a quello, ho la testa tra le nuvole. Lo spazio è una delle cose di cui amo di più parlare. Ho visto tanti documentari e film a riguardo. Lo spazio era la fine della scuola primaria, della scuola media. E adoro Star Wars da quando avevo 4 anni. Non è tanto per il lato intergalattico quanto per i personaggi, i mondi. I combattimenti nello spazio non sono i più interessanti, assomigliano più a quelli con la spada laser. E poi non mi piace perché è fantascienza. Non è nemmeno proprio così. È un'”opera spaziale”, così lontana dalla scienza da essere praticamente solo finzione. A me è piaciuto molto anche Alien. Ho guardato e apprezzato i film di Dune (di Denis Villeneuve), e ho intenzione soprattutto di leggere la saga non appena ne avrò l’opportunità».

«La mia attrazione per queste cose deriva dal fatto che sono io il diverso e non il contrario. È passato molto tempo da quando ho accettato di non essere come tutti gli altri, su più livelli. Mi piace». «L’alieno è l’extraterrestre, ma è anche lo xenomorfo. Etimologicamente in greco significa forma straniera. È una sensazione in cui posso identificarmi perché è qualcosa che cerco di offrire, sia sul campo che nella mia vita. Qualcosa di nuovo, che faccia anche sognare un po’. L’alieno va di pari passo con la mia personalità. E in campo cerco sempre di essere me stesso. Voglio trovare modi per aggirare le strategie dell’avversario, per proporre le migliori risposte, anche se si tratta di cose non ortodosse».

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