A L’Equipe: “È passato molto tempo da quando ho accettato di non essere come tutti gli altri, su più livelli. Mi piace un sacco”

Dice Victor Wembanyama che l’oro olimpico “è un obiettivo raggiungibile”. Si tratta solo di battere il Dream Team Usa. Lebron più Curry. Ma d’altra parte Wembanyama è “un alieno”. E’ un’etichetta di cui va fiero: difende la sua evidente di diversità, i suoi 2,24 metri d’altezza, la sua apertura alare. Intervistato da L’Equipe ne fa quasi un manifesto filosofico.
Ha solo 20 anni, Wembanyama. E una passione: lo spazio: «E’ un argomento che mi affascina. Perché, è difficile da dire, è radicato. Sento che tutti i miei interessi hanno questa cosa in comune, ruotano attorno a quello, ho la testa tra le nuvole. Lo spazio è una delle cose di cui amo di più parlare. Ho visto tanti documentari e film a riguardo. Lo spazio era la fine della scuola primaria, della scuola media. E adoro Star Wars da quando avevo 4 anni. Non è tanto per il lato intergalattico quanto per i personaggi, i mondi. I combattimenti nello spazio non sono i più interessanti, assomigliano più a quelli con la spada laser. E poi non mi piace perché è fantascienza. Non è nemmeno proprio così. È un'”opera spaziale”, così lontana dalla scienza da essere praticamente solo finzione. A me è piaciuto molto anche Alien. Ho guardato e apprezzato i film di Dune (di Denis Villeneuve), e ho intenzione soprattutto di leggere la saga non appena ne avrò l’opportunità».
«La mia attrazione per queste cose deriva dal fatto che sono io il diverso e non il contrario. È passato molto tempo da quando ho accettato di non essere come tutti gli altri, su più livelli. Mi piace». «L’alieno è l’extraterrestre, ma è anche lo xenomorfo. Etimologicamente in greco significa forma straniera. È una sensazione in cui posso identificarmi perché è qualcosa che cerco di offrire, sia sul campo che nella mia vita. Qualcosa di nuovo, che faccia anche sognare un po’. L’alieno va di pari passo con la mia personalità. E in campo cerco sempre di essere me stesso. Voglio trovare modi per aggirare le strategie dell’avversario, per proporre le migliori risposte, anche se si tratta di cose non ortodosse».