Dall’Inghilterra alla Francia alla Germania, il tema è caldo e per nulla chiarito. L’ex capo dell’antidoping francese: «il tennis è un mondo a parte»

All’estero Sinner-doping è un grave caso di diseguaglianza e opacità, in Italia è un caso sul nulla.
I quotidiani stranieri sono zeppi di analisi relative al caso Sinner e tutte battono sullo stesso punto: la diseguaglianza, i due pesi e le due misure, oltre che sulla spiegazione addotta che non ha convinto tutti. In Italia invece i media sono accartocciati in difesa del numero al mondo, il caso Bortolotti (un tennista pressoché sconosciuto assolto come Sinner, con le stesse modalità pur essendo un signor nessuno) viene agitato come se fosse l’unico. Invece non è affatto l’unico.
Ieri vi abbiamo proposto il duro commento del Telegraph. Le Parisien ha intervistato il tossicologo che contribuì a liberare Simona Halep dall’incubo che l’antidoping le aveva cucito addosso anche lui, pur criticando la norma e dicendo che la contaminazione involontaria esiste, sottolinea la disparità di trattamento e parla di scandalo.
Continuano anche le prese di posizione dei tennisti. Ieri Tommy Paul si è reso protagonista di un video evidentemente allusivo e ha pubblicato un massaggio da lui effettuato con i guanti.
Le Parisien oggi scrive:
La polemica continua a gonfiarsi. E il circuito Atp non sembra, questa volta, voler lasciar passare il caso senza reagire. Da martedì 20 agosto, e dalla rivelazione dei due test positivi di Jannik Sinner al Clostebol, per i quali è stato scagionato, la rabbia ha lasciato il posto all’incomprensione. E molti si soffermano sull’opacità attorno alle regole e alle procedure degli organismi antidoping, opacità che sta crescendo.
«Nel tennis, non abbiamo mai avuto la barra dritta come in altri sport, si rammarica Jean-Pierre Verdy, direttore dei controlli dell’Agenzia francese antidoping (Afld) dal 2006 al 2015. Solo una volta l’Itf (la federazione internazionale) ci ha dato una mano, ma si è fermata molto rapidamente perché non volevano farsi male da soli. Preferivano gestire i loro piccoli affari come una famiglia. Non dobbiamo offuscare l’immagine del tennis. »
Prosegue Verdy: «Il tennis è l’unico sport in cui c’è un’istanza specifica per una disciplina. È uno sport a parte, ma nessuno dice nulla. Il tennis è un’anomalia. Chiudiamo gli occhi per la bellezza di questo sport, ma il lato nascosto è terribile. L’ex presidente dell’Antidoping francese Pierre Bordry ha combattuto con le unghie e con i denti per fare controlli, ma abbiamo sempre ricevuto un no categorico».
Ogni giorno, per un periodo di un’ora, i giocatori devono dare la loro posizione per poter ricevere una visita inaspettata da un controller. (…) E se un giocatore non è presente nel luogo indicato per tre volte, viene sospeso per diciotto mesi. È successo con Mikael Ymer.
Le Parisien ricorda che i tennisti non amano questi controlli. Ricorda che
nel novembre 2023, Novak Djokovic si rifiutò di sottoporsi a un check-up, credendo che non fosse il momento ideale: era un’ora prima dell’inizio della sua partita di Coppa Davis. Nel 2022, un’indagine del Daily Mail aveva rivelato che i migliori giocatori del mondo avevano determinati privilegi, in particolare quello di svolgere i loro test ogni volta che volevano. I media inglesi avevano in particolare avuto la prova che Nicole Sapstead, direttore del programma antidoping dell’Itia, aveva scritto ai giocatori prima del Masters 1000 di Miami per prenotare uno slot entro quattro giorni. Quindi eravamo lontani dai controlli non annunciati raccomandati per stanare gli imbroglioni.
«Il caso Sinner è un vero problema per la correttezza del nostro sport», si è rammaricato il francese Laurent Lokoli su X. «Fa male al mio sport vedere che poiché sei tra i migliori giocatori del mondo, c’è una differenza di trattamento e tutto è stato fatto in silenzio. Se fossi stato io, sarei già stato squalificato per due stagioni e la mia immagine distrutta per tutta la vita» .
In Germania la Faz riporta l’intervista di Cahill, lo definisce molto nervoso e agitato nel corso della conversazione con Espn e pone una serie di domande:
Il ritardo nell’annuncio della positività solleva ora delle domande: perché è passato così tanto tempo tra i campioni di doping e la pubblicizzazione del caso? Le autorità del tennis non avrebbero dovuto reagire più rapidamente? La procedura è stata sempre corretta? Perché questa mancanza di trasparenza? Sono domande sgradevoli che il team di Sinner si trova ad affrontare, soprattutto prima del torneo del Grande Slam di New York, dove il volume mediatico sarà enorme.
Dei privilegi accordati a Jannik, della disuguaglianza di trattamento, scrive anche The Athletic che sente un po’ di tennisti e ricorda molti casi simili.