A La Stampa: «Si mangia e si dorme bene. Ingebrigtsen ora mi saluta, dicono che ho il potere di farlo parlare»
Pietro Arese, mezzafondista italiano, in un’intervista a la Stampa fa la voce fuori dal coro e sfata i miti sul villaggio olimpico invivibile per gli atleti. Dice che l’aria climatizzata c’è. È una indiretta risposta a Ceccon.
Arese, come sono state queste Olimpiadi?
«Bellissime, un sogno vivere queste due settimane. Tanto che vorrei non finissero più. Teoricamente dovevo andarmene oggi, ma resterò qualche altro giorno da tifoso. Ho in tasca i biglietti per la finale del volley».
Descriva la vita nel Villaggio Olimpico
«Bella, distesa, piena di convivialità tra noi atleti».
Non ha lamentele da fare?
«Il Villaggio Olimpico non è un hotel a cinque stelle, ma ha tutti i comfort necessari: si mangia bene e i i letti di cartone sono comodi. E poi, da buon ingegnere ambientale, vorrei sfatare un luogo comune».
Prego…
«Non è vero che non ci sono impianti di climatizzazione: non c’è la normale aria condizionata, ma l’effetto che fanno le pompe di calore sfruttando il raffreddamento del terreno è assolutamente perfetto per le nostre esigenze. Si può vivere anche a 25 gradi e non a 15 in stanza: io, con il mio pigiamino e sotto le coperte, non mi sono mai svegliato sudato».
Arese sul record italiano nei 1500 metri
Da Torino ha ricevuto parecchie chiamate dopo il record?
«Ho sentito mia nonna e unbel po’ di amici. La mia famiglia, però, era in tribuna allo Stade de France: avevano comprato il biglietto al buio, senza la certezza che io potessi essere in finale. Li ho ripagati con il record italiano».
Fino a qualche mese fa Ingebrigtsen non la salutava, ora?
«Sì, ora di solito mi saluta. O almeno sa chi sono. Mi dicono che non è semplice farlo parlare e che io ho questo potere. Devo solo ringraziarlo: se ho fatto il record è anche per la sua andatura».
Pronto per le vacanze?
«Non ancora. Un paio di meeting fino a fine agosto e poi me ne andrò finalmente in vacanza. Non è solo la chiusura di un anno agonistico, ma di tutto un percorso olimpico».
Vuole dire che già pensa a Los Angeles 2028?
«In questi giorni, al Villaggio, ho riletto «Il buio oltre la siepe». Los Angeles, invece, è la luce oltre la siepe dei prossimi quattro anni. Nei 1500 siamo fortissimi: anche Federico Riva e Ossama Meslek hanno fatto bene qui. Come a Tokyo sono state gettate le basi per questa Olimpiade, a Parigi abbiamo iniziato a preparare la strada per Los Angeles».