Il club ha appena intrapreso una nuova strategia. Per tornare subito in Champions servono uomini adatti e quindi risorse per reperirli. Il mercato non aiuta
Attenti a credere che al Napoli basti un anno per rimettersi in carreggiata
A sette giorni dall’inizio del campionato di serie A, stagione 2024 – 2025, il Napoli, la Società Sportiva Calcio Napoli sembra essere ancora prigioniera degli errori del passato. Un’azienda, quando decide di implementare una nuova strategia necessita di tempo e di risorse. Al momento, entrambe le cose scarseggiano. Il tempo è poco, e le risorse anche, per gli obiettivi più alti.
Dalle poche comunicazioni societarie si percepisce che la Ssc Napoli ha l’obiettivo, ma in realtà è un’esigenza, di centrare una qualificazione in Champions League per il prossimo anno e per gli anni a venire. Chiunque pensasse che il Napoli, la società sportiva calcio Napoli, sia in grado di cancellare gli errori del recente passato con pochi semplici cambiamenti, al momento, si basa più su delle speranze che su un’analisi della realtà aziendale. Insomma, quanto più gli obiettivi sono alti, più difficili sono da raggiungere, più è probabile che i tempi necessari per il loro conseguimento siano lunghi, vadano cioè oltre il periodo di un anno, e le risorse necessarie siano elevate.
Il Napoli ha scelto il manager ma non ha ancora gli strumenti
Il Napoli, la Società Sportiva Calcio Napoli, ha solo cominciato la sua fase di implementazione della strategia suddetta. Ha individuato l’obiettivo. Ha scelto il manager per la implementazione della strategia. Il manager ha costruito il suo gruppo dirigente, ma non ha ancora gli strumenti, cioè i giocatori, con cui tentare il raggiungimento degli obiettivi.
Il problema di brevissimo termine è dunque quello di individuare gli strumenti, cioè i calciatori, che possano permettere un miglioramento del prodotto. Queste risorse umane, devono garantire un rendimento alto e soddisfacente alle richieste del manager. Si tratta perciò di una tipologia di “macchine” dal rendimento “certo” piuttosto che “prototipi”. Insomma, l’attuale strategia richiede successi immediati, quasi certezze. Per acquisire tali risorse, si richiede un investimento economico superiore alle attuali potenzialità intrinseche della società. In parole semplici, in mancanza di un incremento di capitale, o un indebitamento di progetto, le risorse finanziarie necessarie per l’investimento possono solo ottenersi tramite plusvalenze dell’attuale patrimonio societario. Pertanto, si torna a parlare di mercato, e di esuberi.
La cessione di un’attività, o asset, richiede sempre l’individuazione di un equilibrio tra il prezzo atteso dal venditore e il prezzo che è disposto a pagare il compratore. L’idea che si possa chiudere una trattativa senza che le due parti, sia il venditore che il compratore, si convincano che per entrambi il prezzo è conveniente, crea aspettative irreali. (Nel caso di specie esiste un terza parte, il calciatore, che con le sue richieste di compenso influenza, e non poco, la trattativa). Di fatto può esistere una netta differenza tra il valore di un bene e il suo eventuale prezzo di mercato. Un asset, potrebbe avere un valore, ma uno squilibrio tra domanda e offerta potrebbe creare un prezzo di mercato diverso dal valore intrinseco dell’asset.
La difficile situazione sul mercato e l’asset Osimhen
Appare evidente, come la Società Sportiva Calcio Napoli, abbia compreso pienamente che il suo bene dal valore più alto non ha, al momento, la sufficiente domanda di mercato che possa eguagliare il prezzo di offerta. Pertanto è necessario individuare altre fonti di entrata attraverso la dismissione di esuberi. Insomma se Osimhen non si vende al Prezzo Strike dell’attuale opzione rescissoria, è necessario fare cassa attraverso la cessione di altri giocatori in esubero. Comunque, anche in questo caso sarà necessario trovare il giusto equilibrio, cioè il prezzo di equilibrio tra domanda e offerta.
Il Napoli, la Società Sportiva Calcio Napoli, sembra trovarsi ad affrontare il classico caso di mercato del compratore per gli esuberi e il caso di mercato del venditore per gli acquisti. Nel primo caso, il prezzo “lo fa” chi compra e non chi vende. Nel secondo caso, il prezzo “lo fa” chi vende e non chi compra. Se ciò è vero, allora il Napoli si trova in quella che in inglese si direbbe essere la scomoda posizione between a rock and a hard place. Molto più semplicemente, la Società Sportiva Calcio Napoli si trova ad essere nella difficile posizione di dovere capire quando essere incudine o quando essere martello.
Avendo individuati gli obiettivi, e nel ridotto tempo per il loro raggiungimento, è necessario agire sulle risorse e quindi senza svendere, monetizzare in maniera equilibrate asset di bilancio per cui non è più possibile raggiungere plusvalenze elevate. Insomma, il mercato ha sempre ragione, e in questo momento, il mercato, per certi asset del Napoli, ci dice che il prezzo è inferiore al loro valore intrinseco. Se si continua a voler essere martello quando si è incudine, ci si potrebbe trovare nella condizione di non soddisfare le richieste dell’area operativa e pertanto creare altre “patologie” aziendali.
Le scelte operative del passato non sembrano aver creato danni economici nel trascorso esercizio finanziario, ma sembra che stiano per presentare il conto nel prossimo anno finanziario, quando si manifesterà anche l’esigenza dei costi di struttura (impianti). In altre parole, qualificarsi in Champions è un’esigenza, ma ha alti costi. Farlo entro un anno, con un pareggio di bilancio o bilancio positivo sarebbe un risultato sorprendente. Se l’attuale Napoli squadra ha la sua vetta da scalare, dieci posizioni dalla prima dello scorso campionato, la Ssc Napoli è in cordata con gli sherpa. È necessario raggiungere almeno il campo base entro il mese di agosto.