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Battocletti: «Ho capito il giochetto delle africane, ringrazio il 4° posto dei 5000 metri»

Alla Gazzetta: «Se avessi vinto il bronzo col ricorso, non mi sarei buttata sui 10.000 metri. Ho praticato tanti sport, tra cui il tennis: il mio idolo è Federer».

Battocletti: «Ho capito il giochetto delle africane, ringrazio il 4° posto dei 5000 metri»
Italy's athlete Nadia Battocletti celebrates after winning the women's 10000m final during the European Athletics Championships at the Olympic stadium in Rome on June 11, 2024. (Photo by Anne-Christine POUJOULAT / AFP)

Nadia Battocletti ha vinto l’argento nei 10.000 metri, anche se lei ha dichiarato che puntava ai 5000 m dove è arrivata quarta. Alla Gazzetta dello Sport racconta come ha vissuto questo traguardo.

Battocletti e l’impresa nei 10.000 metri: «Guardavo Londra 2012 in tv, ritrovarmi tra gli atleti africani è un sogno»

Ha realizzato di aver compiuto un’impresa?

«Mi sembra di vivere un sogno. Se guardo al mio percorso e allo stato di forma con cui mi sono presentata a Parigi, mi rendo conto di quanto fatto. Ma mai mi sarei aspettata di portare a casa una medaglia. La sera dei 5.000 è stata una bella altalena di emozioni. Ho vissuto cinque minuti di felicità, ma sul ricorso della kenyana Kypiegon ho iniziato a perdere un po’ le speranze. Però sono soddisfatta di essere rimasta lucida. Credo che tutto accada per un motivo, per questo ho ritrovato le forze per i 10.000: il ripensare alla fatica di tutti i giorni mi ha portata a stringere i denti. Anzi, visto l’infortunio, se avessi vinto il bronzo non mi sarei buttata sulla seconda gara, quindi devo dire grazie al 4° posto per essere riuscita a conquistare questo bellissimo argento».

Dopo il Kenya, c’è l’Italia. Fino a sei giorni fa forse era impensabile…

«Da piccola guardavo alla tv i Giochi di Londra 2012 e ricordo i tantissimi atleti africani che dominavano in questa specialità. Ora, ritrovarmi lì in mezzo fa un certo effetto».

È vero che prima di una gara il suo unico rito è ascoltare le parole di suo padre?

«Sì, la sua esperienza tecnica [ex maratoneta e mezzofondista] mi aiuta ad approcciare al meglio le gare. Poco prima di entrare in pista, però, sento mamma: ha sempre le parole giuste per darmi la carica. Papà mi ha detto di non correre e che per lui la mia Olimpiade era già strabiliante così. Credo che abbia sofferto con me, sperando che la gamba smettesse di farmi male. Quando gli ho detto che non avrei rinunciato è tornato in modalità allenatore per darmi le ultime indicazioni».

Il suo primo sport non è stato l’atletica…

«Ho fatto un po’ di tutto: golf, arrampicata, nuoto e tennis. Il mio idolo è sempre stato Federer, per questo il mio cane si chiama Roger. Nell’atletica mi ispiro al marocchino Hicham El Guerrouj. In carriera è stato molto sfortunato, ma ha saputo rialzarsi vincendo l’oro olimpico sia nei 1500 che nei 5000 metri».

A Cavareno (Tn) l’hanno seguita con i maxischermi in piazza:

«Da Tokyo hanno dato vita al fan club “StraordiNadia”, un folto gruppo di persone che mi segue sempre. È una cosa che mi fa davvero molto piacere. Non vedo l’ora di fare una passeggiatina in paese, di andare al panificio, in gelateria…».

Però stavolta la fermeranno tutti per strada:

«Sarò felice che accada. Ora voglio solo tornare dalle mie montagne, come Heidi. Non per niente in Nazionale mi chiamano ‘la montanara’».

Qual è l’insegnamento che porta a casa da questa Olimpiade?

«Di non mollare mai e di provarci sempre. Fino all’anno scorso non riuscivo a reggere il ritmo delle africane, invece qui ho capito il loro giochetto».

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