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Boxe, il Guardian attacca il Cio: “Inetti, una guerra tossica e fraintesa su Lin e Khelif”

Hanno gestito la situazione per creare clamore. Le due pugili, biologicamente donne e non trans, hanno combattuto sotto lo sguardo dell’ostilità globale.

Boxe, il Guardian attacca il Cio: “Inetti, una guerra tossica e fraintesa su Lin e Khelif”
Parigi (Francia) 01/08/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / pugilato / foto Imago/Image Sport nella foto: Imane Khelif-Angela Carini ONLY ITALY

Sul Guardian si legge delle controversie avvenute in merito agli incontri di boxe di Lin Yu-ting e Imane Khelif, la sfidante di Angela Carini. Secondo il quotidiano, l’inettitudine del Cio (comitato olimpico internazionale) ha contribuito fortemente ai fraintendimenti su queste due atlete.

Il Guardian attacca il Cio sulla boxe: “Inetti, una guerra tossica e fraintesa su Lin e Khelif”

Il programma di pugilato di Parigi 2024 ha messo in scena l’evento più politicizzato, tossico e in gran parte frainteso di queste Olimpiadi. Sì: è stata una parodia. Ma non forse la parodia che molte persone immaginerebbero; una versione distorta o falsa degli eventi. La cinese Lin Yu-ting di Taipei doveva affrontare Sitora Turdibekova dell’Uzbekistan, sotto lo sguardo di Donald Trump, JK Rowling e dell’ostilità globale.  Lin non è, per quanto ne sappiamo, una donna transgender. Anche lei non è maschio e non ha mai cambiato la sua identità di genere. Lin è nata femmina, 28 anni fa e molto rispettata nel suo Paese d’origine. Fino a un anno fa, come dobbiamo presumere in assenza di altre prove, non aveva idea che questo sia poi risultato un problema; ma proprio nel 2023, ai Mondiali, un test ha rivelato la presenza di cromosomi maschili sufficienti per squalificarla dall’evento.

Anche l’algerina Imane Khelif ha avuto un risultato simile in un test effettuato dall’Iba, associazione di riferimento del pugilato professionistico. Entrambe hanno gareggiato a Tokyo senza problemi e per anni a questi livelli. La Khelif è nata e cresciuta donna. E non vuole cambiare identità di genere. Viene anche dall’Algeria, in cui è reato l’omosessualità. Come si affronta tutto ciò? Ecco che viene fuori l’inettitudine del Cio; arrivano orde di commenti online e politici opportunisti. Da ciò si scatenano una serie di fraintendimenti. Alla fine l’unica colpa ovvia qui risiede nel circuito della boxe malfunzionante del Cio, che ha gestito questa situazione in maniera bellicosa. Il presidente Bach continua ad attuare una politica inadeguata ed è incapace di stipulare un piano ben fatto per gli atleti. Grazie a loro, ognuno ha capito metà di tutta questa situazione. Non esistono al momento risposte sensate a quanto è accaduto. Probabilmente, vedere Lin e Khelif in carne e ossa, come persone, e non avatar in una guerra di ideologie, potrebbe aiutare. 

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