Il dt Renzini: «Angela poteva anche batterla, perché non è imbattibile. È sicuramente forte fisicamente, colpisce duro ma non è imbattibile»
Carini, il dt dell’Italia di boxe non approva: «Sono sconcertato. almeno non salire poteva essere una protesta»
Il ritiro di Angela Carini commentato dal direttore tecnico della Nazionale italiana di boxe Emanuele Renzini che evidentemente non ha gradito la decisione dell’atleta.
«Avrei preferito non salire sul ring, per niente. Almeno poteva essere una protesta. Così veramente mi lascia sconcertato. Probabilmente Angela ha sentito dolore al naso perché aveva un’infiammazione al naso in questi giorni, stava prendendo gli antibiotici per via di un mal di denti, e non se l’è sentita di andare avanti. Mi spiace molto, è un peccato. Avessimo valutato prima questa opportunità non saremmo saliti sul ring creando aspettative, questo movimento di gente che s’è spostata per venire a vedere questo match. Avevo immaginato un’altra fine, questa notte ho sognato di vincerlo questo incontro. E credo che Angela poteva anche batterla, perché non è imbattibile. È sicuramente forte fisicamente, colpisce duro ma non è imbattibile. Avevo visto Angela gasata, motivatissima. Avevo pensato: la battiamo e facciamo il colpaccio. E invece è andata diversamente».
La versione di Angela Carini: «Non ho perso, mi sono solo arresa con maturità. Ma non giudico nessuno».
Queste le dichiarazioni della pugile dopo il ritiro nel match con l’algerina Khelif:
«Ho sentito forti le polemiche, non sono state una cosa che mi ha bloccata mentalmente. Ero qui per percorrere il mio ultimo chilometro. Sono salita sul ring pensando che avrei dato tutta me stessa a prescindere dalla persona che avevo davanti, che a me non interessa. Le polemiche non mi interessavano. Volevo solo vincere. Anche se mi avessero detto di non combattere non l’avrei accettato. Una volta il mio maestro voleva lanciarmi l’asciugamano ed ero alla prima ripresa, non mi sono mai abbattuta. Quel match l’ho vinto. Mio padre mi ha insegnato ad essere guerriera. Non ce l’ho fatto, avevo troppo dolore al naso. Non respiravo più. Il dolore era troppo forte e ho detto basta, non me la sento. Io con onore mi sono sacrificata, per me non è una sconfitta. Quando scavalchi quelle corde sei già un vincente. Io non ho perso, mi sono solo arresa con maturità. Alla mia avversaria auguro di arrivare fino in fondo e che possa essere felice. Io non sono qui per giudicare nessuno. Lottavo per il mio sogno, evidentemente Dio e mio padre hanno voluto così. Lo accetto».