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Carini si ritira nel discusso match con l’algerina Khelif. L’Italia è un caso politico alle Olimpiadi

Il labiale della Carini: «Fa malissimo». L’algerina ha valori alti di testosterone e non ha superato due test di genere. Prima le accuse di brogli arbitrali, ora questo ritiro

Carini si ritira nel discusso match con l’algerina Khelif. L’Italia è un caso politico alle Olimpiadi
Italy's Angela Carini reacts during her women's 66kg preliminaries round of 16 boxing match against Algeria's Imane Khelif during the Paris 2024 Olympic Games at the North Paris Arena, in Villepinte on August 1, 2024. (Photo by MOHD RASFAN / AFP)

Carini si ritira nel discusso match con l’algerina Khelif. L’Italia è un caso politico alle Olimpiadi

È sempre più polemica nel pugilato femminile. La napoletana Carini è rimasta sul ring meno di un minuto, dopodiché si è ritirata. Praticamente non ha salutato l’avversaria che è al centro di polemiche per la quantità eccessiva di testosterone e perchè ha fallito due test di genere. Valori che però per il Cio non implicano alcuna esclusione. Il match è stato preceduto da tante polemiche, non solo in Italia anche se la politica italiana ha alzato molto i toni arrivando anche a dire che si tratta di una transessuale e invece non è vero. È vero, però, che l’algerina ha fallito due test di genere e che siamo in un ambito molto delicato. La competizione deve essere equa. Le donne devono combattere e/o gareggiare con chi ha medesimi livelli di testosterone e superi i test di genere. Ci sembra ovvio. Altrimenti la competizione non è equa.

Dal labiale sembra che la Carini abbia detto: «Fa malissimo». Ma l’Italia è sempre più un caso politico a queste Olimpiadi. Prima le proteste anche di Malagò (che è presidente del Coni ma anche membro del Cio, Comitato olimpico internazionale) per i presunti torti arbitrali (con la risposta piccata della federazione internazionale judo) nel pugilato, nel judo e nella scherma.

Caso Khelif, il Cio è accecato dalla teoria di genere e se ne frega della sicurezza delle donne (Telegraph)

“Giovedì mattina alle 11.20, all’interno della North Paris Arena, la pugile italiana Angela Carini verrà colpita alla testa da un’avversaria che ha fallito un test di genere per combattere contro le donne. Sappiamo già la punizione che Imane Khelif è in grado di infliggere: nel 2022, l’algerina ha sferrato colpi di tale potenza alla messicana Brianda Tamara che la pugile sconfitta ha dichiarato di essere grata a Dio per essere uscita viva dal ring”. Se in Italia questo match ci ha messo un attimo a diventare un caso politico, Oliver Brown sul Telegraph continua la sua crociata sul tema. Va avanti da giorni, con toni sempre più affilati.

“Il Comitato Olimpico Internazionale è a conoscenza di tutto questo – continua l’editorialista conservatore – La disputa sulla biologia di Khelif è registrata nelle sue note ufficiali dei Giochi. E tuttavia, in uno sport in cui il pericolo di morte è sempre presente, e nonostante gli studi documentino che gli uomini colpiscono con una forza 2,6 volte maggiore delle donne, la sua risposta è semplicemente quella di starsene seduti e non fare nulla. È difficile immaginare un abbandono del dovere più miserabile. Non si tratta solo di discriminare le atlete, il Cio ora le sta esponendo attivamente al potenziale di danni estremi”.

Secondo il Telegraph “l’organismo di governo più potente dello sport mondiale dovrebbe proteggere la sicurezza delle donne”. E invece “un dirigente del Cio maschio senza alcun interesse personale si arroga la presunzione di dire alle donne cosa dovrebbero e cosa non dovrebbero accettare. Ed è evidente, dall’umore a Parigi e altrove, che molte donne si rifiutano di sopportare ancora questa arroganza”.

Il Cio è così accecato dall’ideologia di genere che sembra preoccuparsi molto di più di curare un’immagine progressista che di assicurarsi che le pugili donne non vengano gravemente ferite”. “E’ devoto a un vangelo in cui l’inclusione trionfa sull’equità e persino, nel caso della boxe, sulla sicurezza”.

“Ora siamo arrivati ​​alla logica conclusione, con una donna che entra sul ring di pugilato incerta del sesso della persona che ha di fronte. Per quanto riguarda i fallimenti della governance sportiva, questo potrebbe essere il più riprovevole finora.

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