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Chituru Ali: «Chiamo mamma e papà i miei genitori affidatari. Nel Como ero un terzino velocissimo»

Al CorSera: «Conosco mia madre Nancy: vive in Svizzera, ci sentiamo ogni tanto; mio padre non lo vedo da quando ero piccolo. Jacobs come un fratellone maggiore»

Chituru Ali: «Chiamo mamma e papà i miei genitori affidatari. Nel Como ero un terzino velocissimo»
100m silver medallist Italy's athlete Chituru Ali, 100m gold medallist Italy's Lamont Marcell Jacobs and 110m hurdles gold medallist Italy's Lorenzo Ndele Simonelli pose with flags during the European Athletics Championships at the Olympic stadium in Rome on June 8, 2024. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

Chituru Ali, argento nei 100 dietro Marcell Jacobs all’europeo di Roma, è la forza tranquilla dell’Olimpiade: «Sono molto sereno. Nella mia testa, Parigi è un’occasione più unica che rara. Vorrei fare un’altra cosa straordinaria». La sua intervista al Corriere della Sera.

Chituru Ali: «Jacobs come un fratellone maggiore»

Come ci si sente a pensare che, tra gli avversari da battere, c’è anche il totem Jacobs, Ali?

«Bene. L’esempio di Marcell mi ha sempre spinto a dare il meglio di me e a tirare fuori i risultati più notevoli. Saperlo sui blocchi è una motivazione aggiuntiva. Ci sentiamo spesso, anche quando è in Florida. Mi consiglia, è come un fratellone maggiore».

Da bambino, affidato alla famiglia Mottin di Albate, quartiere a sud di Como, giocava a pallone.

«Come tutti, credo. Ero terzino nei pulcini, l’allenatore era gasato dalla mia velocità sulla fascia. L’approccio con l’atletica è stato graduale: all’inizio era un gioco, l’ho messa in pausa molte volte, infine l’ho ripresa con più serietà. Da ragazzino amavo gareggiare, meno allenarmi… Insomma, non avevo la maturità giusta».

E quando è arrivata la maturità giusta?

«Tra i 16 e i 17 sono cresciuto di una decina di centimetri all’anno, ero muscolarmente precoce. Mi destreggiavo tra salti e ostacoli. La velocità l’ho abbracciata tre anni fa».

Venuto al mondo a Como da mamma nigeriana e papà ghanese. Ci racconta la sua storia, Chituru?

«Non mi chieda perché sono nato a Como: non lo so. Mi ci sono ritrovato! Conosco mia madre Nancy: vive in Svizzera, ci sentiamo ogni tanto; mio padre non lo vedo da quando ero piccolo. Vivo con la famiglia affidataria Mottin da che avevo tre anni. Chiamo Giovanni, che ha 40 anni, mio fratello, e mamma e papà i signori Mottin: Vittorio insegnava e adesso fa il pittore, Anna è contabile».

Lo sprinter tipo è fidanzato, magari con un’influencer.

«Valeria, la mia ragazza, è romana e fa la logopedista. Ha partecipato a Miss Italia, non ha nulla a che vedere con lo sport però capisce il mio mestiere anomalo e il mio stile di vita. E se il sabato sera non ho voglia di fare baldoria perché la mattina dopo ho una gara, lo accetta».

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