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Ciro Ferrara a Di Lorenzo: «da capitano ci siamo passati tutti di attraversare momenti difficili»

A Dazn: «l’importante è venirne fuori e dimostrare. In quanto capitano, si hanno responsabilità ancora maggiori»

Ciro Ferrara a Di Lorenzo: «da capitano ci siamo passati tutti di attraversare momenti difficili»
Db Torino 19/09/2021 - campionato di calcio serie A / Juventus-Milan / foto Daniele Buffa/ Image Sport nella foto: Ciro Ferrara

Ciro Ferrara a Di Lorenzo: «da capitano ci siamo passati tutti di attraversare momenti difficili»

Di Lorenzo: «Forse mi sono spiegato male, cattiveria nel senso che la piazza c’era rimasta male quest’estate per la situazione che si era venuta a creare»

Ferrara: «Posso dirti una cosa, da capitano ci siamo passati tutti di attraversare momenti difficili, momenti delicati, l’importante è venirne fuori e dimostrare. Non è che con questo gol cambia l’opinione delle persone. Personalmente penso che tu sia un giocatore di altissimo livello e può esserci un periodo difficile, in quanto capitano è chiaro che ciascuno ha delle responsabilità ancora maggiori».

Ciro Ferrara: «Quando incontrai l’avvocato Agnelli mi chiese solo di Maradona e Zola, di me nulla» (intervista del 2021)

Su Sette una lunga intervista a Ciro Ferrara.

«Ho conosciuto Diego nella sua grandezza e nella sua debolezza, ne ho visto le zone di luce e d’ombra. Certo non era un professionista esemplare, ma in campo era unico. Per un periodo abbiamo abitato nello stesso palazzo. Tornavo dagli allenamenti e lo trovavo in garage che faceva i pesi. Diceva: “Mi sono svegliato tardi, Ciro”. Diego doveva essere protetto da sé stesso. Quando l’ho conosciuto avevo vent’anni, ero un ragazzo, non era facile convincerlo, aiutarlo e a me mancavano il coraggio e la personalità per stargli vicino e parlargli nel modo in cui lui aveva bisogno. L’ho capito crescendo».

Racconta la sua carriera, quando ha iniziato a giocare:

«Tardissimo, a 14 anni. Prima ho fatto molti altri sport: pattinaggio, nuoto, minibasket. Io non ho scelto di giocare a calcio, è il calcio che mi ha travolto. Tutto è cominciato con un provino in una squadra giovanile, il Salvator Rosa. Quello resta ancora oggi il ricordo più bello della mia carriera sportiva, l’emozione di essere stato scelto a 14 anni dal presidente Antonio Varriale. Da lì è nato tutto: in tre anni sono passato da bambino a giovane promessa in un grande club».

Ancora su Diego:

«Diego era Diego, un visionario: è venuto a Napoli senza conoscere la piazza e forse nemmeno il valore vero della squadra. Ma a lui non importava, voleva vivere un sogno. Ha provato a suo modo a cambiare una città, una piazza, un popolo intero. Ha preso posizioni forti in alcune circostanze come quando alla vigilia di Italia-Argentina, semifinale del mondiale, a chi si chiedeva per chi avrebbero tifato i napoletani disse: trovo di cattivo gusto chiedere adesso ai napoletani di essere italiani per una sera, dopo che per 364 giorni all’anno li avete trattati da terroni… Aveva diviso la città».

Parla anche della reazione di Maradona quando gli annunciò che sarebbe passato alla Juventus.

«Mi abbracciò e mi disse: “Se per te è un bene, ti auguro il meglio”».

L’incontro con l’Avvocato Agnelli, in compagnia di Gianluca Vialli.

«Eravamo in aeroporto perché avevamo una partita in trasferta. Ad un certo punto chiedono a me e a Luca di seguire una persona che ci avrebbe condotti da Gianni Agnelli, che voleva conoscermi. Saliamo in auto, arriviamo all’area dei voli privati. L’Avvocato mi stringe la mano e mi chiede: “Ma com’era Maradona?”. Io iniziai a parlare e lui commentò: “Mi sarebbe piaciuto tantissimo averlo qui alla Juventus”. Scherzai dicendo che se i bianconeri avessero avuto anche Diego, noi non avremmo vinto niente. Diego è atemporale, aspaziale. Quindi Agnelli mi chiese com’era Gianfranco Zola e ci salutò. Di me non domandò nulla. Con Vialli abbiamo sorriso molto del mio imbarazzo di quel giorno».

Cosa fa oggi Ciro Ferrara?

«Resto legato al mondo del calcio commentando le partite per Dazn, ma questa è solo una parte della mia vita. Mi è sempre piaciuta la musica, ne ascolto molta e da piccolo suonavo la chitarra, adesso ogni tanto la riprendo in mano. Credo sia importante vivere di passioni forti per crescere sempre, per migliorarsi. Poi mi piace leggere, informarmi. Cerco di stare lontano dalle cattiverie dei social, non amo il fatto che ognuno possa dire la propria opinione senza alcun controllo, senza filtri. E poi faccio il nonno. Ad aprile dello scorso anno mia figlia Benedetta mi ha fatto un regalo bellissimo, è nato Leone».

 

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