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Conte disse “decido io”, Adl pensò: tanto se non si sblocca l’affare Osi, il mercato non si muove

FALLI DA DIETRO – Vigilia di campionato, favorita è l’Intermarotta. La Juventus ha comprato molto bene. Il Milan non fa impazzire

Conte disse “decido io”, Adl pensò: tanto se non si sblocca l’affare Osi, il mercato non si muove

FALLI DA DIETRO – PRESENTAZIONE DEL CAMPIONATO DI CALCIO 2024-25

Il Campionato che riparte scopre il tifoso stremato dopo l’abbuffata olimpica, succeduta a quella degli europei.

Ma il Campionato riparte. E la cornice non è rassicurante.

Perché se dalle Olimpiadi l’immagine dell’Italia giovane, multietnica, vincente e donna ne esce rafforzata, da quegli europei il calcio italiano torna a casa coperto di vergogna e senza nessuna strategia per rinascere.

Visto che i maggiori responsabili di quella umiliazione, Fra Cipolla e Gravina, hanno italianamente deciso di rimanere azzeccati alla poltrona.

Il Campionato riparte immerso in un’atmosfera plumbea per i pochi soldi che circolano e putrida per l’irrespirabile presenza di loschi e famelici figuri.

Parlo dei cosiddetti procuratori che hanno invaso tutto e imposto una dittatura da togliere il fiato. Intascando commissioni scandalose che i club pagano, anche se ormai sono quasi tutti allo stremo.

Si riparte con tutte le rose incomplete per via di quelle assurde astruserie di chi gestisce il calcio.

Non capirò mai perché il mercato non si chiuda prima del calcio d’inizio.

Si riparte con l’Intermarotta da battere.

Ha debiti terrificanti, in un campionato regolare sarebbe sbattuta fuori.

Ma in Italia tutto è possibile.

Vengono da un’annata memorabile, i nerazzurri. Seconda stella, cambio di proprietà.

L’unica al completo.

Il mister, una sicurezza. Il telaio, il più affidabile che ci sia.

Sommer, Acerbi, il Granturco, il Toro. Quest’ultimo reduce da un Copa America che lo ha confermato indiscussa star internazionale.

Poca presenza sul mercato. Non ce n’era bisogno.

Quelli che arrivano sono regolarmente a cartellino gratis, secondo lo stile del neo-presidente.

Il Signorinello Pallido, Taremi dal Porto. Ritocchi.

Dietro Marotta in fuga, ma molto dietro, per quello che hanno speso, gli ergastolani sabaudi.

Cambiamento totale.

Fiducia a Thiago Motta, il più promettente fra i tecnici.

Carichi di lavoro bestiali e ossessive sedute tecniche.

Roba alle quali molti senatori – fedeli al “calcio semplice” di Acciughina – non erano abituati.

Medaglia d’oro del mercato Douglas Luiz. E non lui solo.

Arriverà Koopmainers per un centrocampo stellare.

E Nico Gonzalez a sostituire l’esoso Chiesa.

Una domanda sorge spontanea.

Dove prenderà i soldi Giuntoli, per incoronarsi re del mercato.

Per ora si è mosso in ottica “riduzione di budget” e ha dovuto rinunciare al polacco dalle mille consonanti, oltre che a Rabiot e al suddetto Chiesa.

Il quale diventa il simbolo di qualcosa di oscuro che non torna.

Federico Chiesa, il migliore giocatore d’Italia (almeno, così dicono tutti), non trova squadra.

Dietro il classico asse Milano-Torino un gruppetto non folto, nel quale è d’obbligo inserire i beneamati azzurri.

L’Impomatato riparte dall’onta del decimo posto.

L’ebbrezza del trionfo gli provocò un corto circuito di sfrenata tracotanza.

Un lungo delirio patetico e un po’ infantile. Durante il quale credette di potersi sostituire a tutti. Non ne ha azzeccata una.

Risultato: l’umiliazione di uno scudetto sulla maglia dappertutto offeso e irriso.

Una ferita impossibile da medicare.

Riparte in una dimensione sommessa e defilata.

Gli avranno fatto capire gli errori.

E così sceglie il migliore, il più costoso, il più accentratore fra i tecnici in giro.

Il Feroce Salentino viene presentato urbi et orbi a Palazzo Reale, come si addice ai sovrani.

D’effetto il suo slogan d’esordio.

Trascritto subito sui giornali, sui social e sulle magliette in modo errato secondo la moda di quell’orribile Geolier.

Non è questa l’occasione per una polemica sulla purezza della lingua, ma insomma, napoletani, per inciso, si scrive “Amm’’a faticà” e mai più “Amma faticà”.

Dettagli, per carità. E ora parliamo d’altro.

Dichiara subito le sue intenzioni, il mister. Fa un discorso da manager inglese.

Decido io che resta e chi parte.

Decido io chi può entrare nello spogliatoio.

Decido io. Voglio sei nuovi acquisti.

L’Impomatato, sornione, tace.

Hai voglia di decidere tu, ma qui se non si sblocca l’affare Osi, il mercato non si muove.

Almeno quello in entrata. Quello in uscita sembra più vivace e offre anche una tendenza interessante.

Via tutti gli affiliati di Giuffredi.

E finalmente disfarsi di questo personaggio inquietante e ingombrante dal visaccio ambiguo e tondo, untuoso e sudaticcio simile al retro di un coppino.

Un mèstolo per i non fortunati stranieri. L’arnese che serve per estrarre la pasta dal brodo.

“La stima è come un fiore, che, pestato una volta gravemente o appassito, mai più non ritorna”. Parola di Leopardi.

Quell’untuoso coppino è responsabile di come Di Lorenzo abbia pestato la stima dei tifosi.

E come quella fascia appaia ormai appassita al suo braccio.

Intanto l’Impomatato è in ritardo.

Cosa fa? E’ disposto a soddisfare le richieste del tecnico?

Lui aspetterà fino a fine mese poi, se le cose non si metteranno nel verso giusto, state sicuri, il Feroce Salentino sguainerà la scimitarra e scatenerà l’inferno.

A proposito di inferno, i Diavoli cambiano rotta.

Non è bastato il posto d’onore a John Malkovich, per conservare la panchina. Si riparte con Fonseca che viene da una bella stagione al Lille ma che a Roma non fece granchè.

Calcio molto offensivo e possesso paziente. Niente ricerca della verticalizzazione che prediligeva il suo predecessore.

Perché Ibra abbia scelto proprio lui è un po’ un mistero.

Forse per quella caratteristica che ha il portoghese di sfruttare in costruzione sia il portiere che gli esterni, quindi per esaltare al massimo le doti di Maignan e di Theo.

Per ora è arrivato Morata a sostituire Giroud, mentre si aspetta Fofana e magari un esterno destro di difesa.

Insomma, non c’è da impazzire con i rossoneri.

Gasp alla fine ha deciso di restare.

Al Napoli ha preferito la Dea. All’avventura, alla bella donna seducente ha preferito figli e famiglia. Sua questa metafora diventata virale, e che ha fatto un po’ discutere per il suo contenuto sessista, secondo alcuni.

Gasp resta a casa. Per fortuna, dico io. Avrei faticato a digerirlo.

Grande tecnico in panchina. Piccolo e odioso uomo appena si alza da lì. Sta bene dove sta. In una società, peraltro, che lo rappresenta tutto. Davvero volgare il comportamento di Percassi nei confronti degli azzurri, durante il mercato, con i casi Folorunsho prima e Brescianini dopo.

Dovrei dire ancora di Sangue oro e di Stilnovisti. Velocemente perché sono lungo e non mi leggerà nessuno.

Le due offrono le poche novità internazionali di questa scarna Serie A. Dovbyk attaccante ucraino e soprattutto De Gea, la stella nobilissima degli United.

Bel mercato dei viola, tanti regali all’ottimo Paladino.

Indietro il centrale ex Lecce Pongracic e in mezzo l’ex Rennes Richardson. Se poi viene Gudmunsson, hai voglia.

Dovrei anche dire degli Aquilotti che partono senza Ciro d’’a Torre, per abituarsi progressivamente alla mediocrità. Ma come si fa?

La sorpresa?

I lariani di Cesc Fabregas. Il club è di proprietà dei fratelli indonesiani Hartono e sono i più ricchi della Serie A con un patrimonio di 45 miliardi di euro.

Un mercato da urlo.

L’ex merenges Varane, il difensore Moreno, il Gallo Belotti e poi il ritorno in Italia del nostro indimenticato Pepe Reina.

Infine l’ultima novità.

La serie A dice addio ai raccattapalle. Ultima figura mitica di un calcio che è passato. Figura utilissima, perchè consentiva ai giovani del vivaio di vivere fianco a fianco con i loro idoli, imparare da loro le piccole cose, e con loro gioire e soffrire.

Intanto Salvini tira un sospiro di sollievo. “Avevo letto raccontapalle!”.

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