In compagnia di Oriali, Stellini, Abbruscato e Coratti. Si è rifocillato in baita con arrosticini, salsiccia, scamorza, verdure. Poi il rientro

Conte nel giorno libero ha scalato in bici i 1.600 metri del monte Pratello.
Ha pubblicato la foto su Instagram e lo racconta il Corriere dello Sport.
Antonio Conte ha scalato il monte Pratello in bici: divisa del Napoli, caschetto azzurro, mountain bike verde militare, zainetto, sorrisi. Al suo fianco ci sono Lele Oriali, Cristian Stellini, Elvis Abbruscato e Costantino Coratti: lavorano insieme in campo e soffrono insieme in sella, come fa una vera squadra. Il signor Antonio ha pedalato sfiorando i 1.600 metri, s’è rifocillato in baita con i grandi classici del territorio – arrosticini, salsiccia, scamorza, verdure – e poi è tornato alla base. Rivisondoli-Roccaraso-Rivisondoli: aria pura, senso di libertà, attività fisica e giusto qualche seccatore a un telefono che non smette mai di trillare e lo riporta alla realtà. Ottima maniera di trascorrere il giorno libero concesso alla squadra, a se stesso e al suo gruppo di lavoro. L’ultimo prima di cominciare ufficialmente la scalata verso la Coppa Italia: sabato cominciano la stagione e l’avventura, e andrà in scena il primo Napoli di Conte.
Visualizza questo post su Instagram
Conte per fortuna non è Thiago Motta che deprezza gli esuberi. Ma è sicuro del centrocampo a due?
Il problema del Napoli di Conte è il centravanti fantasma, lo abbiamo scritto in ogni salsa. E dubitiamo che si arrivi rapidamente a una soluzione. E di conseguenza temiamo che prima o poi Antonio Conte faccia a Napoli quel che già ha fatto alla Juventus, al Chelsea, all’Inter, al Tottenham. E cioè: sparare a zero sulla società. Serve a poco dire, secondo noi, dire che Conte era fuori dal giro e bla bla bla. Far passare Conte per uno che era ai margini, ci sembra un po’ eccessivo. Anche se è vero che nessuna big si stava strappando i capelli per lui. Ma è uno che ha allenato Juventus, Nazionale, Chelsea, Inter, Tottenham.
Ma stavolta non vogliamo parlare di questo (della vicenda Osimhen-Lukaku e dell’autolesionismo di ritorno di De Laurentiis). Avremo tempo e modo per farlo. Vogliamo parlare del centrocampo a due. Di Lobotka e Anguissa. Siamo certi che il Napoli possa giocare col centrocampo a due? Chiaramente Conte ne sa immensamente più di noi. Però col Girona un campanello d’allarma c’è stato. Sì i nostri erano legnosi, avevano le gambe imballate ma gli spagnoli hanno tolto l’ossigeno ad Anguissa e a Lobotka. Non l’hanno vista mai per sessanta minuti. Ed è una situazione che rischia di ripetersi. Certamente Conte pensa che con Di Lorenzo a destra e l’apporto di Spinazzola, possa essere diverso. Però almeno finché la forma fisica non crescerà di condizione, non sarebbe il caso di inserire un terzo centrocampista (nella fattispecie Folorunsho)? Una domanda è già troppo. Conte, come ogni allenatore, ne sa più di tifosi e osservatori. Però la preoccupazione l’abbiamo.
Conte e Manna non sono il gatto e il gatto come Giuntoli e Thiago Motta
Sappiamo che il mercato del Napoli è ancora a metà del guado. Che il tecnico vorrebbe ancora giocatori di qualità. Che Manna, come quasi tutti i ds, ha il gravoso compito di piazzare gli esuberi. Per fortuna Conte non è Thiago Motta che è andato in tv a fare la lista degli indesiderati di fatto deprezzandoli se non peggio. Ne ha fatto fuori nove in un colpo solo, tra cui Chiesa e Szczesny. Sarà stato contento Giuntoli: i due vengono sempre disegnati come se fossero il gatto e il volpe. Chissà. Potrebbero essere canne e gatto o, peggio, il gatto e il gatto. Diciamo che Conte è altra pasta. Ma sempre si aspetta qualche cessione. Non parla in pubblico. Ma è chiaro in privato. Il suo per ora lo sta facendo. E resta zitto. Vedremo.