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De Laurentiis ha trasformato Conte da guerriero a viso mazziato che non ci crede nemmeno se lo paghi

Spalletti lo fotografò quando disse: «Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono 4-5 in giro e non mi riferisco ai figli…»

De Laurentiis ha trasformato Conte da guerriero a viso mazziato che non ci crede nemmeno se lo paghi
Mg Verona 18/08/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

La Chimera di De Laurentiis

Quando Spalletti sgattaiolò via da Napoli, il gesto divenne presto una sorta di arcano al quale nessuno sapeva dare risposte. Cominciarono meravigliose ricostruzioni e fantomatiche ragioni che arricchirono per un po’ di tempo la fuga del guru toscano. Si fece vivo finalmente mostrandosi col dispotico Presidente durante una frugale cena a base di pizza margherita in uno dei quartieri più strabilianti della città. In verità alle domande affannose dei giornalisti che rincorrevano quel triste eroe dello scudetto inatteso, al cospetto della fascinosa Partenope, si rimaneva destabilizzati dalle risposte e dal linguaggio del condottiero per il suo lessico alquanto ampolloso che non rendeva verosimile nessuna delle supposizioni in campo. La storia idilliaca fra DeLa e il prode Luciano si smarrì in vicende labirintiche: col tempo approdò inevitabilmente nelle aule dei tribunali che niente poterono al cospetto dei potenti avvitamenti dialettici dei due.

Le indimenticabili parole di Spalletti sui 4-5 De Laurentiis

Finalmente furono pronunciate glosse indimenticabili. Spalletti se ne andò, ma diede una risposta a un giornalista, riferendosi al Presidente, che gli aveva contestato di avergli fatto perdere 100 milioni: “Quale dei De Laurentiis ha parlato? Ce ne sono 4-5 in giro e non mi riferisco ai figli… C’è quello grato, quello malinconico, quello rancoroso, quello retroscenista. Gli auguro di centrare il Mondiale per club che garantisce enormi introiti, nel ranking del Napoli c’è anche la mia mano”. De Laurentiis in realtà è proprio quello delineato dal filosofo futbalìsta che ne ha percepito la natura: quella della Chimera. Era il leggendario mostro ibrido tra l’umano e l’animale che nella antica leggenda, è un essere minaccioso – un po’ leone, un po’ capra, un po’ drago, un po’ serpente, un po’ donna; è figlia di Tifone e di Echidna, che a sua volta è essere dicotomico. L’aggettivo utilizzato oggi – invece, chimerico, ha poco di spaventoso e definisce una condizione di utopia, di irrealizzabilità, di vanitosa inconcludenza, di esasperata frustrazione, di immaginazione illegittima, e ancora molto altro che nulla ha a che fare con la concreta e seria attitudine a costruire qualcosa di duraturo e impermeabile.

Gli allenatori del Napoli (quasi tutti) sono andati via sbattendo la porta, aprendone qualcuna in tribunale, altre socchiudendole appena –, in un malinconico addio che i napoletani non hanno mai meritato in queste modalità. Dei giocatori sarebbe troppo dispendioso scriverne abbastanza, ricordandone uno su tutti, il famelico Higuaìn che a Napoli in casacca a strisce ci tornava, ma solo a propinarci tanti dolori. Fra schiaffi, figli e corti dorate e sputi e sberleffi verbali e discese negli spogliatoi e svendite e perdite per troppa ingordigia, ci risiamo, alle solite telenovele, acquisti mancati, colpe e rimpianti. A pochi giorni dalla fine del calciomercato sulla panchina a Verona c’era il più spartano dei guerrieri del circo del calcio: Antonio Conte. Con il viso mazziato di uno che non ci crede neppure se lo paghi.

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