L’incontro con i giornalisti a Casa Italia: «L’anno zero è lasciarsi dietro quello che è accaduto in passato, premere il tasto “reset” e guardare avanti»
John Elkann a Parigi ha incontrato i giornalisti italiani a Casa Italia. Sul Corriere dello Sport e sulla Gazzetta dello Sport leggiamo interviste a lui. Ecco i due stralci in cui parla della nuova Juventus e quindi anche di Thiago Motta.
Elkann alla Gazzetta
Una volta ha detto che la Juventus è all’anno zero. Che cosa intendeva?
«Per voi che significa? Che si potrebbe non vincere? Vi dico come la vedo io. Ieri allo stadio del tennis ho mostrato ai miei figli una bellissima frase di Roland Garros che dice che la vittoria appartiene a chi ha tenacia e la tenacia in fondo è non perdere la voglia di metterti in gioco quando affronti delle difficoltà. Nella vita non possono non esserci momenti duri, l’importante è prenderli positivamente e sfruttarli per fare un reset. E ripartire. Dunque l’anno zero è l’attimo in cui schiacci quel bottone e ti lasci alle spalle il passato guardando solo al domani. Questo vale in tanti ambiti della nostra vita e particolarmente nello sport. Le squadre e gli atleti forti sono quelli che hanno questa abilità, ragionare in negativo che porta a creare alibi e rischi di arrivare a pensare che tutti siano contro di te. Se non vai bene è normale che i tifosi non siano contenti».
E adesso con Motta?
«Alla fine la cosa importante è approcciare con Thiago Motta una nuova generazione. Noi oggi abbiamo una squadra giovane, lui è un allenatore giovane che è stato anche giocatore e può aiutarci a costruire. Questo serve in questo momento, perché il collettivo che la Juventus ha è straordinario e con un grande potenziale».
Al Corriere dello Sport
Motta è l’uomo giusto?
«Con Thiago ci avviciniamo a una nuova generazione, la nostra squadra è molto giovane e lui ha l’esperienza necessaria per lavorare con il nostro gruppo. È la persona di cui abbiamo bisogno».
La Juve è all’anno zero? E la Juve può permettersi un anno zero?
«Dipende da cosa vuol dire».
Che si può anche non vincere.
«Questo è come lei lo interpreta. Io parto dalla frase che ho letto in questi giorni al Roland Garros: “la vittoria appartiene a chi ha tenacia”».
In altre parole?
«La voglia di rimetterti in gioco dopo i momenti di avversità. L’anno zero è lasciarsi dietro quello che è accaduto in passato, premere il tasto “reset” e guardare avanti. Gli atleti, le squadre forti sono quelle che hanno queste capacità, senza entrare in situazioni di alibi. D’altra parte è normale che siano tutti contro di te: se competi, lo fai con i più forti al mondo che vogliono batterti. Ed è normale che se i risultati non arrivano, i tifosi non siano contenti».