A Repubblica: «Noi per vincere una volta dobbiamo gestire la frustrazione di cento sconfitte. Khelif è una donna, ingiusto il trattamento subito»
Fiamingo sta con Pilato: «È stata bravissima e coraggiosa, bisogna imparare a perdere. » (Repubblica)
Rossella Fiamingo spadista azzurra, oro a squadre. Nota anche come fidanzata di Gregorio Paltrinieri. Intervistata da Repubblica.
«È la terza (medaglia) di fila, la prima d’oro. Ed è vero: rivincere è più difficile di vincere. Da grande, con la consapevolezza di quello che sei, ma anche di quello che può accadere, è più complesso. Io ho vinto da ragazza, quando ero più sprovveduta, forse anche fantasiosa. Ho vinto quando non pensavo alle conseguenze: al contrario, ti illudi che l’esperienza ti possa portare a fare tutto a occhi chiusi. E invece no. L’esperienza ti porta a pensare di più. È più difficile».
Ha ascoltato il discorso di Benedetta Pilato?
«Benedetta è stata bravissima. Ha detto quello che avrei dovuto avere il coraggio di dire e fare anche io alla sua età. Avrei sofferto di meno e forse avrei vinto di più. Non c’è nessuna assoluzione in quelle parole. Io sono alla quarta olimpiade. Qui ci sono atleti che vengono per una medaglia, e altri soltanto per superare se stessi. Vincere non significa soltanto arrivare primo, secondo, terzo, ma prendersi una soddisfazione rispetto a un obiettivo che ti sei dato».
Fiamingo: «Ho invidiato Benedetta Pilato»
Anche lei prima di questa medaglia avrà perso molto.
«E ho sofferto, per questo ho invidiato Benedetta, che ha 14 anni meno di me ma evidentemente è già matura e consapevole. Noi per vincere una volta dobbiamo gestire la frustrazione di cento sconfitte. Bisogna imparare a perdere. È importante che lo capiscano gli atleti. E anche le persone attorno».
A proposito di regole: ha seguito il caso della pugile Imane Khelif? Si è fatta un’idea?
«Tutti gli atleti conoscono i controlli a cui siamo sottoposti prima di una qualsiasi gara. Ancora di più alle Olimpiadi. Imane è una donna e se è stata autorizzata, evidentemente, può gareggiare. A non essere giusto è il trattamento che ha subito: l’hanno chiamata trans, accusata di barare quando lei non ha fatto niente di male. Ha soltanto gareggiato e vinto, rispettando le regole. Spero che questi Giochi finiscano bene, per Imane».