L’opera della street artist Laika a Roma è durata una notte appena: la pelle nera della campionessa coperta da una passata di rosa

Pink is the new black. Sono finiti i Giochi e l’Italia s’è desta razzista come al solito. La pelle nera di Paola Egonu, celebrata da un murale intitolato “italianità” ideato e realizzato dalla street artist Laika davanti alla sede del Coni, a Roma, è ora del colore “giusto”, un bel rosa pesca. La faccia che qualche ora prima, in estasi per l’oro olimpico, ci siamo goduti nel nome del nostro Paese, coperta dalla vernice. L’opera che riportava in calce, sulla palla, la scritta “Stop razzismo, odio, xenofobia, ignoranza” è stata sbianchettata.
Eccola, pronta, celere, la risposta vergognosa di “tutti i cosiddetti patrioti – parole di Laika – che non accettano un’Italia multietnica, fatta di seconde generazioni, che non vuole lo ius soli”. Sul suo profilo Instagram, l’artista ha commentato così: “Il razzismo è un cancro brutto da cui l’Italia deve guarire”.
E’ durato un giorno, il murale. Più o meno il tempo di latenza che abbiamo per chiudere la tregua olimpica e tornare al Paese “reale”, quello delle curve razziste impunite. Egonu è la miglior giocatrice di pallavolo al mondo, mvp del torneo olimpico, è italiana. Ha più volte denunciato il clima di razzismo endemico nel quale è cresciuta. Ne ha anche pagato le conseguenze. Nel frattempo Vannacci va in giro ad atteggiarsi che il suo libro ha venduto 300.000 copie, “nemmeno Meloni c’è riuscita”.