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Ginnastica ritmica, la psicologa dell’Italia: «Devastate dall’inchiesta, oggi sono guerriere non farfalle»

Alla Stampa elogia la Maccarani: «Ha avuto la forza di reagire. Hanno sequestrato i telefoni a delle adolescenti, è stato uno tsunami»

Ginnastica ritmica, la psicologa dell’Italia: «Devastate dall’inchiesta, oggi sono guerriere non farfalle»
Italy's gymnasts perform with ribbons and balls as they compete in the rhytmic gymnastics' group all-around qualification during the Paris 2024 Olympic Games at the Porte de la Chapelle Arena in Paris, on August 9, 2024. (Photo by Loic VENANCE / AFP)

Si chiama Marcella Bounous, psicologa dello sport cresciuta sulle nevi di Sestriere, prima laurea a Torino e una seconda in psicofisiologia, è esperta in biofeedback e neurofeedback. È letteralmente l’ombra delle ragazze della ginnastica artistica in queste Olimpiadi. Si occupa del benessere  delle “Farfalle”, soprattutto dopo lo scandalo che ha coinvolto la ginnastica ritmica.

«Sono entrata all’Accademia di Desio, a casa Maccarani, nel novembre di due anni fa: proprio quando scoppiò il presunto scandalo della ritmica. Avevo appena accettato l’incarico dal vicepresidente della federazione ginnastica. Trovai uno tsunami, quelle ragazze erano devastate».

La psicologa delle Farfalle: «Nessuno di loro si aspettava una cosa così»

Supporta anche la controversa direttrice Maccarini, accusata di “violenze e umiliazioni per non farci mangiare”. Una denuncia che scosse il mondo della ginnastica ritmica. Oggi quel mondo prova a voltare pagina grazie anche all’aiuto di un’esperta.
«Farfalle? Non so se si chiameranno ancora così – spiega -. Forse cambieranno il nome, saranno Guerriere». Il percorso dallo scandalo alle Olimpiadi è stato lungo. «L’anno scorso ad agosto abbiamo centrato questa qualificazione che non era scontata per la situazione in cui eravamo, sia mentale sia tecnica. Perché abbiamo perso tre mesi e mezzo di lavoro».

La dottoressa Bounous continua il racconto di quel periodo:

«Nessuno tra le Farfalle si aspettava una cosa così. Erano sorelle. Un giorno arrivo a Brescia, mi fermano sulla porta e mi chiedono “Lei chi è?”. Era la procura. Hanno sequestrato i telefoni alle atlete. Poco più che adolescenti. Lì c’era il loro mondo. Esperienza durissima per tutte. Poi, è iniziato un lavoro minuzioso anche con lo staff. Devo dire che in questo Emanuela Maccarani è stata eccezionale. Mi ha permesso di lavorare in libertà. Mi ha detto “guarda serenamente il mio telefono”. Sono stata facilitata anche dalla disponibilità che lei ha avuto».

Ma anche la seconda parte del cammino non è stata una passeggiata. «È stato un punto zero. Siamo partite con la preparazione mentale. Quindi attenzione alla concentrazione, alla routine pre-gara e alla riattivazione. È un gruppo coeso ma le ragazze sono una diversa dall’altra. Ora ogni atleta ha una respirazione personalizzata. E poi c’è quella per il sonno. Abbiamo messo a punto le tecniche veloci, ma è stato anche possibile farle in tempi così stretti perché lei me l’ha permesso».

Alla direttrice delle Farfalle, la Maccarani, «sicuramente quello che è successo le rimarrà dentro. Però ha messo una linea e si è detta “ok, devo portare queste ragazze alle Olimpiadi”. Ha avuto la forza di reagire. Parliamo spesso: la aiuto. In gara è bravissima. Io lì resto fuori».

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