Le parole di alcuni atleti spagnoli: «Sacrifichi la famiglia, gli amici, la vita… e lo sport ti butta a terra. Mi ci vorrà un po’ per rialzarmi»
Al di là della partecipazione tanto decantata dal barone de Coubertin, le Olimpiadi sono come gli Hunger Games. Parola di Belén Toimil. L’atleta spagnola specializzata nel lancio del peso è solo una dei sette atleti che giovedì mattina hanno salutato Parigi in maniera definitiva.
Al microfono della Rtve la Toimil ha avuto un crollo:
«Sono stufa che le cose non funzionino per me. Ho fatto un nullo e ho pensato, beh, ce ne sono altri due rimasti. E nell’ultimo mi sentivo bene. Doveva semplicemente uscire un bel lancio… e non è venuto fuori. I voti sono una merda. Ci sono persone molto brave che vengono escluse. Questo è “Hunger Games”. Mi fa arrabbiare, ma cosa farò? Non pensate a me come a una piagnucolona, ma è emozionante essere qui, poi vedi i risultati e ti fa arrabbiare. Dovrò andare a Los Angeles».
Gli spagnoli amareggiati dai risultati alle Olimpiadi
Anche la squadra spagnola femminile della 4×100 fuori dalla finale. Sonia Molina-Prado, Jaël-Sakura Bestué, Paula Sevilla e Maribel Pérez fuori con il settimo tempo. C’erano ancora Adrián Ben (26 anni) ed Elvin Josué Canales (22) nei ripescaggi per gli 800. Anche loro fuori però dalla finale.
«È un momento molto duro. Tre anni fa sono entrato nella finale olimpica e qui non sarò in semifinale. Ho lavorato molto e me ne vado con un sapore molto agrodolce in bocca. Anche io non voglio fare bilanci affrettati perché ho lavorato tantissimo e ho dato tutto, ma non è bastato. Sacrifichi la famiglia, gli amici, la vita… e lo sport ti schiaffeggia e ti butta a terra. Mi ci vorrà un po’ per rialzarmi, ma lo farò e tornerò più forte. Non è la fine e non mi arrenderò», le parole di Adrián Ben. «Rimanere una posizione dietro è amaro, ma parto soddisfatto perché sono andato avanti in gara e ho ottenuto il miglior risultato della mia vita. So che posso andare più veloce e questo mi rende felice per il futuro. Voglio continuare a lottare».