Serviva una rivoluzione, un tecnico ingombrante e invece ne hanno cercato uno più “gestibile”. Il campo sta offrendo i risultati
Su Libero, Claudio Savelli fa letteralmente a pezzi il Milan di Fonseca. Se la prende con i giocatori a cui mancano “nozioni elementari”, con Fonseca che ripete gli stessi errori tattici e con la società rea di non aver compreso la necessità di una rifondazione totale.
Per cambiare il Milan serviva una rivoluzione
Scrive Savelli:
“Vedi il Milan e fatichi a credere che sia una squadra di serie A. In campo si muove come una formazione amatoriale. Ci sono delle lacune di base, delle nozioni elementari assenti, che si ripetono da anni“. Parla di giocatori incapaci di scappare su palla scoperta, dare copertura al compagno in aggressione, chiudere una diagonale. Il club pensa di risolvere tutto attraverso il mercato, ma accentua i danni perché viene responsabilizzato chi li crea, ovvero i leader Theo, Leao e Maignan.
Sulla tattica di squadra, “resistono infatti le enormi carenze di tattica collettiva già presenti con Pioli, svelate da Musah che non sapeva se aggredire in avanti o restare in posizione“.
Il Milan vorrebbe diventare squadra che domina il campo. Ma per farlo serve “sostituire gli ingranaggi principali, invece Theo e Leao, colpevoli in entrambi i gol del Parma, sono ancora gli uomini da cui dipende tutto il resto. Calciatori anarchici, da strappo, del tutto incapaci di imporre un dominio territoriale“.
Savelli parla delle reazioni verso la curva nei confronti di Leao Theo e ribatte:
“Giunti ormai all’età della maturità, sarebbe il caso sostituire questi atteggiamenti passivo-aggressivi con i veri comportamenti esemplari quali presentarsi in buona forma in ritiro e giocare con determinazione tutte le partite“.
L’ultima stoccata è per la società:
“Per colmare le evidenti lacune caratteriali dei leader serviva un tecnico esuberante, coprente, ingombrante, invece la dirigenza ha sempre e solo cercato allenatori dalla personalità più “gestibile”. Per cambiare il Milan serviva una rivoluzione. Bisognava vendere i top e ricostruire le fondamenta della rosa, non abbellire quattro ruoli. Si noti come questi interventi mirati li aveva annunciati già Furlani sul finire dello scorso campionato, ben prima dell’ingresso operativo di Ibrahimovic nelle operazioni. Dunque il Milan era già convinto della bontà della sua strategia e nessuno l’ha messa in discussione. Ora ci pensa il campo”.