Conduzione paludata e formale, ex atleti un po’ ripetitivi, voce ufficiale del Coni, complicità da Circolo Canottieri Aniene
Jacopo Volpi, il suo “Notti Olimpiche” sulla Rai sembra un programma del secolo scorso. Lo scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera.
Scrive Aldo Gasso:
«Notti olimpiche» condotto da Iacopo Volpi sembra un programma del secolo scorso, come se il tempo non fosse mai passato. Conduzione paludata e formale, ex atleti ospiti con obbligo di essere brillanti e un po’ ripetitivi, voce ufficiale del Coni, presenza fissa di Simona Rolandi, un’atmosfera che sa di chiuso, complicità da Circolo Canottieri Aniene.
Non si esce da quella triste e tetra metafora dell’«usato sicuro». Usato sì, ma per niente sicuro. Era mal combinato ed evanescente, ma almeno «Il circolo degli anelli» di Alessandra De Stefano (ora corrispondente da Parigi) aveva un suo grado di follia che sparigliava le carte.
Quelli di Eurosport, tanto per fare l’ovvio paragone, non hanno alle spalle l’esperienza e la tradizione della Rai, eppure danno l’impressione di vivere nell’attualità, di essere più attenti al racconto delle gare, di essere più distanti dai condizionamenti dell’ambiente romano. Conoscono il mestiere.
(…) La vera differenza è che «Place d’italie» è piena di racconti sulle imprese degli atleti, ha come unico obiettivo il cuore delle Olimpiadi e sembra sorretta di una visione più internazionale.
Il programma di Jacopo Volpi l’anello debole della Rai (il Napolista)
La premessa è d’obbligo. Fare una diretta quasi h24 è a dir poco complicato. E alla Rai, nonostante un solo canale di fatto dedicato agli italiani o agli eventi più importanti, se la stanno cavando egregiamente nonostante qualche fisiologica sbavatura come qualche gara in registrata. Non hanno tutti i canali che hanno gli altri. Ma la Rai è sempre la Rai, soprattutto per le Olimpiadi il riferimento sono loro. Per dire, oggi Aldo Grasso ha tolto la pelle a loro e non ad altri per la telecronaca della cerimonia d’apertura.
A nostro modesto avviso la Rai se la sta cavando decisamente bene. Ovviamente al netto della sciagurata perdita del meraviglioso programma serale di Alessandra De Stefano con Sara Simeoni, Juri Chechi e altri, il Circolo degli anelli (quanto manca! nonostante Andrea Lucchetta). Però le dirette funzionano. In ogni disciplina sportiva è presente qualcuno che effettivamente ne capisce. Per la Rai, almeno per quella che ricordavamo, non è affatto scontato.
L’italianocentrismo delle telecronache
Quel che suona insopportabile, è l’italianocentrismo delle telecronache. Non sono telecronache dell’evento ma sono telecronache relative agli italiani in gara in quel momento. Pure se il nostro atleta è palesemente tagliato fuori da qualsiasi corsa alla medaglia, continua a essere citato finché non taglia il traguardo con due giorni di ritardo. Occorrerebbe introdurre il doppio audio, sarebbe un’opzione. Cronaca patriottica e cronaca per chi ama lo sport.
Detto questo, l’oro di Martinenghi potrebbe costituire una lezione di scaramanzia per l’equipe giornalistica della Rai. Gli ottimi Tommaso Mecarozzi e Luca Sacchi (che ha il dono di non essere quasi mai ipocrita, anche senza quasi vivaddio) non avrebbero scommesso un euro su Martinenghi e non lo hanno nascosto nemmeno nel post-gara. Per cui sì, la telecronaca è stata sempre italianocentrica però in maniera diversa. Nemmeno loro credevano a quel che si stava sviluppando davanti ai loro occhi. Soprattuto Luca Sacchi (ex nuotatore di alto livello, bronzo a Barcellona 92 per chi non lo sapesse) a un certo punto ha capito. Quando dopo la prima virata più o meno ha detto: «È strano, a questo punto qualcuno in genere aveva già preso il largo». Eppure sono rimasti schisci, quasi in silenzio, scaramantici, fino a che Martinenghi non ha toccato.
Ecco, potrebbe essere stata un’indicazione di Olimpia: fate meno gli ossessionati e sarete premiati. Hai visto mai.