La pugile algerina era anche a Tokyo nel 2021. Secondo alcuni algerini la polemica sarebbe nata dopo il cambio di categoria di Imane, prima lottava sotto i 60 kg
Le Parisien ritorna sul caso della giornata. L’incontro tra l’algerina Khelif e l’italiana Carini. Ormai tutto il mondo conosce l’antefatto della storia. I francesi cercando di andare oltre. Si chiedono com’è che in Algeria siano stupiti da tante polemiche. Anche i francesi in giro per Parigi non capiscono tanto clamore. La Carini si è ritirata per i colpi a volto. È pur sempre la boxe, fa notare le Parisien.
Khelif gareggiava già durante Tokyo 2021
«Ho visto un dottore, il naso non è rotto», avrebbe detto Angela Carini dopo il match secondo il quotidiano francese. Il suo ritiro a 46 seconda dall’inizio del match “ha riacceso le polemiche riguardo all’identità di genere della sua avversaria di giornata“.
Tra le tante cose già dette, scritte e ripetuto, le Parisien ritiene importante sottolineare le parole di un allenatore della spedizione algerina. Rachid Hallaf.
«Imane gareggia regolarmente nei Campionati del mondo. Non ha mai messo ko nessuno. E ai Giochi di Tokyo è stata battuta nei quarti di finale». Secondo lui, la polemica è nata dopo il cambio di categoria di Imane, che prima lottava sotto i 60 kg.
«Stiamo facendo falso processo. Parliamo di cromosomi quando sono ormoni. Questa è responsabilità dei medici e del Cio, non dei social network», lamenta il tecnico. «Per noi è difficile. La squadra è totalmente destabilizzata. Non è mai bello essere accusati di barare».
Tony Yoka, oro a Rio 2016 nella categoria supermassimi, la pensa allo stesso modo. «Questo non è un dibattito. Alle Olimpiadi le regole sono chiare. E non è che domini la sua categoria. Questa è diffamazione».
Chiedendo un po’ in giro per Parigi, anche parecchi francesi non capiscono la polemica.
«L’italiano è stata colpita al naso? Parliamo di boxe, vero?» ride Alexandra, una parigina. «Siamo tutti diversi, con più o meno ormoni». «Abbiamo fiducia nelle autorità olimpiche. È come nel calcio, dove tutti vogliono essere arbitri» , sospira Gilles, un volontario.
«Come persona che fa boxe, ritengo che lei non debba essere lì se è dopata. D’altra parte, se si tratta di un vantaggio genetico, per me non è un problema, perché esiste in tutti gli sport. Da lì a dire che l’italiano ha preso un colpo, per questo è pur sempre boxe!» aggiunge Colin, parigino.