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Marchand ha un fisico “normale”, ma ha un metabolismo mai visto e l’acquaticità di un pesce (L’Equipe)

Gli scienziati hanno studiato il fuoriclasse del nuoto: il suo cuore si autoregola, e anche durante lo sforzo è in grado di smaltire il lattato

Marchand ha un fisico “normale”, ma ha un metabolismo mai visto e l’acquaticità di un pesce (L’Equipe)
(L-R) Gold medallist France's Leon Marchand celebrates with former US swimmer Michael Phelps during the medals ceremony for men's 400m medley swimming event during the World Aquatics Championships in Fukuoka on July 23, 2023. (Photo by MANAN VATSYAYANA / AFP)

Léon Marchand ha fatto una cosa che non s’era mai vista, nel nuoto. Ha vinto due ori, nei 200 metri farfalla e 200 metri rana, nella stessa sera. A distanza di appena un’oretta e mezza. Firmando due record olimpici, gareggiando contro i più forti delle due specialità. Una roba che nemmeno Phelps. E ovviamente oggi la stampa francese (e quella internazionale in generale) lo esalta.

In particolare L’Equipe prova a spiegare, proprio fisiologicamente, questo fenomeno di 22 anni. Perché “Marchand sembra un ragazzo normale, un uomo qualunque che tuttavia si trasforma quando indossa la muta e si tuffa nelle acque clorate della piscina olimpica. Non ha nulla dei velocisti del Golgoth, né ha caratteristiche fisiche atipiche come le braccia sproporzionatamente lunghe di Michael Phelps o del dorso di Camille Lacourt. L’uomo di Tolosa ha però le sue armi, che gli permettono di creare prestazioni straordinarie, ma anche e soprattutto nella sua capacità di moltiplicarle, di ripeterle, qualunque siano i tempi di recupero”.

E dunque: non ha un torso sproporzionato, è altro appena 1,86, pesa 77 kg. E’ un nuovo prototipo di nuotatore straordinario dal fisico “normale”. Come l’impressionante cinese Pan Zhanle, o il magrissimo rumeno David Popovici. “Questo non impedisce loro di essere velocisti – scrive il giornale francese – Al contrario, quando sei magro, hai meno resistenza in acqua, sviluppi una tecnica specifica per il tuo corpo”.

Marchand “beneficia di una grande flessibilità articolare, in particolare delle spalle, fondamentali per la farfalla, e anche dei piedi”. “Non sono grandissimi – dice lui – dato che porto una 46, ma sono flessibili e questo mi aiuta: solitamente i piedi sono dritti, i miei vanno verso l’interno il che permette di prendere più acqua nelle ondulazioni. Più del mio fisico credo che siano le mie capacità energetiche a differenziarmi dagli altri. Riesco a rigenerare il mio corpo abbastanza facilmente, anche durante una gara. Dopo 300 metri posso nuotare come se mi fossi appena tuffato. E non sono molti quelli che ci riescono”.

Il coordinatore del servizio di ottimizzazione delle prestazioni della Federazione francese, Robin Pla, effettua le misurazioni del lattato, un indicatore che illustra il profilo metabolico e il dispendio energetico, e dice: “Ciò che vediamo in Léon, attraverso i suoi dati post gara e post recupero, è soprattutto la sua capacità di recuperare molto rapidamente. Gli bastano venti minuti e 900 metri di recupero per ritrovare un valore bassissimo. Soprattutto perché non sale molto in alto, esprime un VO2max elevato, una capacità molto elevata di consumare ossigeno, quindi di eliminare naturalmente il lattato, dopo, ma anche durante la gara. Al di là della sua resistenza, che gioca un ruolo importante nella sua fluidità, può fare affidamento sul sistema parasimpatico per gestire le proprie emozioni e garantire che non influenzino un cuore che corre”.

Il suo cuore è capace di autoregolarsi e calmarsi facilmente”, spiega Pla. “Lo avevamo già osservato nei nostri dati di tre o quattro anni fa. Léon fa molti esercizi di respirazione, lo aiuta a resettare e risincronizzare il sistema nervoso autonomo”.

Ma Marchand è convinto che la sua maggiore risorsa sia ancora un’altra: “La mia più grande forza è questo fantastico rapporto che ho con l’acqua. Riesco ad essere ben allineato nei flussi e sott’acqua, il che mi permette di opporre meno resistenza degli altri. Questo rapporto con l’acqua è piuttosto intimo e istintivo. Quando ero piccolo era il luogo dove mi sentivo più a mio agio, dove potevo rifugiarmi. Lì mi trovo nel mio elemento e, ogni giorno, lavoro sul mio modo di sentire la densità dell’acqua, la sua pressione. Per adattare i tempi della mia nuotata, chiudo gli occhi ed è la pressione dell’acqua a darmi gli indizi giusti”.

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