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Per la lotta al pezzotto sono stati assoldati gli hacker legali, i contractor della pirateria. Funziona

Repubblica: da un ufficio nei Caraibi, il collettivo Mutin.ee ha una missione: “difendere la tua organizzazione dai gangster digitali”.

Per la lotta al pezzotto sono stati assoldati gli hacker legali, i contractor della pirateria. Funziona
Db Barcellona 12/10/2022 - Champions League / Barcellona-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: telecamera pallone

Per la lotta al pezzotto sono stati assoldati gli hacker legali, i contractor della pirateria, Ne scrive il quotidiano la Repubblica che li definisce i pirati buoni.

Così scrive il quotidiano la Repubblica a firma Matteo Pinci:

Nelle acque in cui navigano i pirati del pezzotto, sono arrivati altri pirati. Pirati “buoni”, che sporcano il loro segnale rendendo inservibile o quasi la visione illegale delle partite di calcio del campionato italiano. Per chi guarda da casa, sembra quasi che il segnale non vada, che salti la connessione. Ma nonostante le rassicurazioni del call center (sì, avete capito bene: molte volte il pezzotto illegale ha anche servizi di call center) il segnale non migliorerà. Perché quell’interferenza è frutto del lavoro di un gruppo.

Come funziona?

Da un ufficio nei Caraibi, il collettivo Mutin.ee ha una missione: “difendere la tua organizzazione dai gangster digitali”. Perché lo fanno? Facile immaginare che un lavoro del genere abbia un elevato valore commerciale. Però il sistema funziona, diventando un’appendice di Piracy Shield — lo scudo di Stato contro il furto delle immagini tv di calcio e film — di cui è quasi un complemento.

Repubblica informa che solo nell’ultimo weekend almeno 300 mila utenti sono rimasti al buio o vittime di interruzioni continue.

A volte – ricorda Repubblica – le attività dello Stato come il sistema Piracy Shield “sbattono contro gli scudi di cui sempre più spesso si dotano i pirati (leggi Vpn, grazie alla complicità, o anche solo al silenzio, di grandi società internazionali, che fanno profitti in modo legale, ma anche grazie a strutture illegali). E qui interviene chi può muoversi in acque diverse: le stesse frequentate dai pirati”.

La guerra al pezzotto è tutt’altro che vinta. La Lega Serie A ha perso la causa con Cloudflare (Repubblica, 22 agosto)

La guerra al pezzotto è tutt’altro che vinta. La Lega ha perso la causa con Cloudflare. Lo scrive il quotidiano la Repubblica con Aldo Fontanarosa.

Riparte, con la Serie A, la guerra ai pirati del calcio. Una guerra tutt’altro che vinta.

La strada è in salita, come dimostra l’ordinanza che il Tribunale di Milano ha emesso il 27 luglio 2024. Il Tribunale ha esaminato un ricorso urgente della Lega Calcio contro Cloudflare (leggi qui per sapere cos’è). Al ricorso, depositato anche ai sensi dell’articolo 700 del Codice di procedura civile, si sono associate sia Dazn e sia Sky. Il ricorso si concentra su alcuni strumenti di Cloudflare. Sono le famose Vpn per gli utenti comuni; ma anche «il Cdn, il DNS Autoritativo e il reverse proxy». Tutte tecnologie – in sé «neutre», precisa il giudice – che anche le centrali criminali impiegherebbero per mettere in piedi i canali pirata.

Ora, nella sua ordinanza, il Tribunale di Milano sostiene che il ricorso della Lega Calcio non prova una complicità consapevole di Cloudflare con i pirati o sue responsabilità dirette. La Lega Calcio ha anche chiesto che Cloudflare fosse obbligata ad accreditarsi, cioè ad iscriversi all’attuale scudo anti-pirateria che l’AgCom ha schierato nello scorso Campionato e che tuttora usa. È la piattaforma che oscura tante pay-tv illegali entro i primi 30 minuti dall’inizio delle partite (210 nella prima giornata di questa A, solo su segnalazione di Dazn). Accreditarsi allo scudo avrebbe obbligato Cloudflare a condividere con il Garante AgCom ogni informazione utile all’affondamento dei criminali che si fossero appoggiati alle tecnologie della società Usa. Ma il Tribunale di Milano spiega che la legge italiana anti-pezzotto (la 93 del 2023) non assegna al giudice il potere di imporre a Cloudflare l’accreditamento.  

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