ilNapolista

Sarah Fahr: «Volevo sentirmi all’altezza, più magra, più atletica. Sono finita nel pieno di un disturbo alimentare»

Al Corsera: «La seconda volta che mi sono rotta il crociato volevo smettere, non volevo operarmi. Sul treno ho parlato con un tifoso semiparalizzato. Da allora tutto un senso nuovo»

Sarah Fahr: «Volevo sentirmi all’altezza, più magra, più atletica. Sono finita nel pieno di un disturbo alimentare»
Parigi (Francia) 28/07/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / volley / Italia-Repubblica Dominicana / foto Image Sport nella foto: Sarah Fahr

Sarah Fahr ha solo 23 anni ma ha già conquistato un oro con la nazionale di pallavolo italiana. Questo traguardo sembra però poca roba a confronto delle difficoltà che la vita le ha messo davanti. Le racconta lei stessa al Corriere della Sera.

Sarah Fahr: «La seconda volta che mi sono rotta il crociato volevo smettere»

L’ultimo pallone con gli Usa:
«Ho un po’ di nebbia su quell’istante, ricordo le lacrime di gioia. Molte di noi non erano riuscite a dormire dopo la semifinale e non è stato semplice gestire l’euforia per il traguardo raggiunto e la necessità di essere concentrate per finire il lavoro. Anche perché gli ultimi anni sono stati complicati per la squadra, eravamo sempre sulla bocca di tutti. Ho realizzato davvero solo quando sono arrivata in Italia e in tantissimi hanno cominciato a fermarmi per farmi i complimenti o chiedere una foto».

Qual è stata la chiave della svolta?
«L’anno scorso non c’ero, ma è evidente che c’era qualcosa da sistemare. Dal nostro primo incontro, Velasco ha mostrato di avere le idee chiare su tutto, sapeva cosa voleva da ognuna di noi, come voleva lavorare. Ha dato regole precise e ha messo il gruppo nelle condizioni di ritrovare i suoi equilibri: ci ha fatto stare tranquille, il resto è storia».

Poi Sarah Fahr racconta delle sofferenze che l’ “hanno aiutata a crescere”:
«L’adolescenza è stata la prima grande rivoluzione, quando il tuo corpo comincia a cambiare e ti sembra di vedere il giudizio negli occhi degli altri. Poi la pandemia, col passaggio dal Club Italia a Conegliano nella stagione dell’olimpiade. Volevo sentirmi all’altezza, essere più magra, più atletica, più tutto. Ho iniziato una dieta sempre più ferrea: mi logorava nell’anima. Ci è voluto un po’ per capire che ero nel pieno di un disturbo dell’alimentazione. E sono sicura sia stata una delle cause del primo infortunio. Da un paio d’anni ne sono fuori e ne parlo perché spero che la mia storia possa aiutare tante altre persone: se ne può uscire».

E si può anche risorgere dopo due infortuni terribili come i suoi.
«La seconda volta che mi sono rotta il crociato volevo smettere. La prima l’avevo affrontata col sorriso, la seconda ero disperata, svuotata. Stavo mollando, finché non ho incontrato un libraio di Conegliano sul treno per andare a farmi operare — controvoglia — a Roma. Abbiamo iniziato a chiacchierare. Mi ha detto che era un tifoso dell’Imoco e ho cominciato a vomitargli addosso il mio dolore. Mi aspettavo la sua compassione, invece era impassibile, quasi non gli importasse di quello che stavo raccontando. Poi mi ha detto che era semiparalizzato e che aveva ripreso a camminare dopo 18 anni di fisioterapia. Da allora tutto ha trovato un senso nuovo».

ilnapolista © riproduzione riservata