Il duello tra Antonio e l’Aurelio capriccioso e autolesionista può far bene al Napoli. In campo tra Raspadori, Mazzocchi e Olivera, è il festival dell’orrore
Le pagelle di Verona-Napoli 3-0 a cura di Fabrizio d’Esposito
MERET. Il cornuto Romeo si prende una goduriosa rivincita e il giovane Meret viene sbertucciato, incredibile a dirsi, per ben tre volte dai mediocri gialloblù. Per consolare il becchino realista Conte sovviene il ricordo che pure la prima di Lui in campionato capitò a Verona e si perse tre a uno, il sedici settembre dell’Ottantaquattro. Ma è parva res, dinnanzi allo scioccante scempio consumatosi sull’erba veronese per mano di due Carneadi: un capoverdiano e un colombiano autore di una doppietta. Di Meret va infine detto che evita un altro gol ma qualche impiccio coi piedi lo combina sempre – 6
DI LORENZO. Nell’illusorio primo tempo a velocità zero, il capitano riesce a difendere e offendere, sempre dalla stessa parte, la sua solita. Quando poi il Verona decide di correre, nella ripresa, lui e don Pasquale il Biondo sono due sbandati che precipitano in un abisso senza fine lì a destra. Il voto migliora solo grazie agli assist dispensati – 5
RRAHMANI. Idem come sopra. Finito l’andamento lento del primo tempo, la difesa guidata da Amir sprofonda nel passato, come se fosse la trentanovesima giornata del campionato scorso. I gol cornuti arrivano da gioiose passeggiate dei gialloblù – 4,5
JUAN JESUS. È l’immagine del tempo fermo all’ultima stagione, il simbolo catastrofico della nottata che non passa. Tal Livramento, il capoverdiano di cui sopra, lo anticipa e segna l’uno a zero. Indi tiene in gioco il colombiano Mosquera, quando uccella per la prima volta Meret e il Verona fa due a zero. Giovannino Gesù è l’epicedio della conferenza funebre di Conte dell’altro giorno, per citare Max Gallo – 3
NGONGE dal 79’. Entra in campo quattro minuti dopo il due a zero, contro la sua ex squadra. Nonostante sia uno degli epurandi contiani di questo anno zero (ma parecchio zero) schiumeggia e crea qualcosa almeno due volte – 6
MAZZOCCHI. Don Pasquale il Biondo mette in crisi il concetto di volontà in filosofia, laddove questa fa diventare superuomini. La sua invece è mera volontà che soccombe con puntualità impressionante per evidenti limiti tecnici. A parziale discolpa di Mazzocchi va detto che l’intasamento lì a destra, tra il capitano e Na-Politano, lo rende decisamente spaesato, una sorta d’infelice noumeno kantiano prigioniero di una realtà inconoscibile per lui – 4,5
ANGUISSA. Il meno peggio in questa Caporetto azzurra d’agosto, chi l’avrebbe mai detto. Se non altro, Zambo, è l’azzurro più pericoloso e al 60’ abbatte finanche la traversa gialloblù, sull’uno a zero – 6
LOBOTKA. Solingo recluso nella terra di mezzo, Lobo fatica a trovare lo spazio vitale per dirigere. Sulla sua coscienza pesa però quel gol che si trangugia al 42’, confezionato da uno dei rari dialoghi efficaci dei tres amigos di destra (Politano, Mazzocchi e Di Lorenzo) – 5
SPINAZZOLA. Gli azzurri non giocano quasi mai a sinistra e lui sparisce – 5
OLIVERA dal 51’. Dalla sua mollezza originano il due a zero e il tre a zero del Verona. Davvero penoso – 4
POLITANO. Al solito si agita tantissimo, ma non riesce mai a mettere un cross decente nell’area avversaria – 5
KVARATSKHELIA. Alla fine del primo tempo, tale Martin Frese, danese gialloblù, gli dona una pelota smaltata d’oro, lui avanza e tira ma l’onnipresente Tchatchoua gli stronca il possibile zero a uno. Il Che Kvara ondeggia da sinistra a destra e viceversa, nel primo tempo delle illusioni a velocità zero – 6
RASPADORI dal 45’. Giacomino è ormai il caso più imbarazzante di questa squadra. Inconsistente, vuoto. Lui dice che è solo questione di testa. Ancora! – 3
SIMEONE. C’è da dire che non gli arriva mai una palla pulita e giocabile – 5
CHEDDIRA dal 79’. Senza voto
CONTE. Il suo cuore sanguina nella settimana dei Battenti di Guardia Sanframondi, che il petto se lo martoriano davvero a colpi di spilli. L’esordio choc di Verona dà ragione al suo realismo funebre di sabato e lui non può fare altro che chiedere scusa al popolo napoletano. Tuttavia, siamo appena alla prima di campionato e ogni ipotesi di strappo sembra prematura. Paradossalmente il duello infernale tra il Battente Antonio e l’Aurelio tornato Duce capriccioso e autolesionista potrebbe fare bene al Napoli. A fare testo, ovviamente, saranno i risultati nelle prossime due partite, entrambe casalinghe ed entrambe contro le due emiliane del campionato, Bologna e Parma. Precisato questo, il Mea Culpa collettivo non riguarda solo la grottesca campagna non acquisti che sconta le ottusità del presidente: nel secondo tempo i gialloblù arrivavano primi su quasi tutti i palloni. Com’è possibile? Il Napoli, poi, per dirla contianamente, si è squagliato come neve al sole anche per l’atavica questione di testa del post-scudetto: probabilmente si tratta della più lunga crisi psicologica patita da una squadra calcio nell’intero orbe terracqueo. Forse si riferiva a questo il Battente in panca quando sabato ha detto che si aspettava una situazione migliore. Riassumendo: un Napoli lento e flaccido, che stenta a fare gioco e non riesce a reagire quando va in svantaggio, tale e quale all’ultimo campionato. La somma dei problemi fa paura ma si può mai pensare che Conte s’incarti come Garcia, Mazzarri e Calzona? Certo, dovesse fallire pure Conte, a quel punto il Duce Aurelio avrebbe una sola via d’uscita accettabile: vendere, per salvare lui e la sua famiglia – 5
ARBITRO MARCHETTI. Bravo davvero, fischia il giusto e non fa errori – 7