Il Feroce Salentino alla conferenza della vigilia descrive una situazione preoccupante che non è recente. La domanda è: oltre a cambiare il tecnico, cosa ha fatto la società in questi mesi per migliorare?
Si respira una brutta aria: dal feroce salentino al fuoco di Puglia
Al Bentegodi scende in campo lo stesso identico Napoli del Violinista Garcia, del Cammusso-Mazzarri, Del Mutanda-Calzona, priva di Osi.
Si respira una brutta aria.
Il Feroce Salentino alla conferenza della vigilia, nelle sue dichiarazioni spietate, descrive una situazione preoccupante che non è recente.
Ed è ancora più preoccupante perché radicata, endemica.
I richiami ai ritardi della società, alla sua latitanza, all’inadeguatezza dei suoi dirigenti non è nemmeno tanto velato.
Impossibile non annuire.
La domanda è: oltre a cambiare il tecnico, cosa ha fatto la società in questi mesi per migliorare?
Perché è stato comprato sto Rafa Marin, chi lo ha comprato Rafa Marin se poi non lo si manda in campo, e a lui, niente di meno, si preferisce ancora il Gesù Cristo in croce? Allucinante.
Virale il video col primo piano di Conte al minuto 76. “No, ma no. Stiamo con coso là, come si chiama, Juan Jesus. Dai mettiamo Olivera”.
Ma se lo ha messo lui?
E poi “coso, là” è un preoccupante segnale di distacco dalla squadra.
D’altra parte prenderne tre da una squadra che perderebbe anche contro la Nazionale Cantanti, è un altro indizio inquietante di come il tecnico non sia riuscito a trasmettere la propria mentalità guerriera.
Che si stia già allontanando?
Mancano dieci giorni alla chiusura del mercato.
C’è tanto da fare.
Vendere Osi, prendere Romelu, dare al tecnico quei quattro o cinque elementi richiesti. Rifondare una squadra.
E’ possibile questa rivoluzione in così poco tempo?
No. Non è possibile.
Mie previsioni.
Le quali, giacchè sono mie che sono un affannato scriba sprofondato nel divano, potranno essere smentite fra due ore.
Più giorni passano, più ci si rende conto di una cruda realtà.
Osi non ha mercato. Non lo vuole nessuno a quelle cifre.
Dunque Osi resterà.
Se ne faccia una ragione l’Impomatato.
E ammetta di aver ancora una volta sballato.
Sta volta clamorosamente per l’enorme consistenza del malloppo in palio.
Osi resterà. Lo voglia o no il presidente. Lo voglia o no il giocatore.
Che di suo è tipetto fumantino, arrogantuccio, e megalomane.
Le conseguenze.
Il broncio di Kvara. Ma come, a lui dieci, a me cinque?
Se ne farà una ragione il georgiano.
La malavoglia del nigeriano.
Che passerà subito. E’ intelligente il ragazzo. E sa che se vuole andare via l’anno prossimo, ora è tempo di fuochi d’artificio, per riacquistare il mercato.
Il poco entusiasmo del tecnico.
Osi è un fuoriclasse indiscusso. Ma è un centrale con caratteristiche lontane dalle sue idee. Se Osi resta, bisognerà rivedere schemi e metodi.
Il mercato del Napoli si fermerà. Il tecnico dovrà rinunciare alle sue richieste. Magari per la panchina sarà reintegrato qualche esubero.
In altre epoche il Feroce Salentino già avrebbe sguainato la scimitarra e scatenato l’inferno. Il tempo passa inesorabile. Le cose cambiano.
E ora del Feroce non resta che un Fuoco di Puglia.
Prima di campionato.
Tanti pareggi. Segnale di una Serie A sempre più povera e mediocre. Segnale evidente di tanti cantieri aperti.
Conseguenze dell’assurdo mercato che chiude tre settimane dopo l’inizio.
Primo gol del campionato a Marassi.
Al 20° segna Alessandro Vogliacco, esterno del Genoa.
Ed è anche il suo primo gol in carriera.
Ill ragazzo lo dedica a Sinisa Mihajlovic, il padre della moglie Virginia.
Nel commosso omaggio però il calciatore pugliese dimentica di ringraziare Sommer che, perché l’impresa si realizzi, ci mette molto del suo.
Partita bella e rocambolesca.
Con Thuram protagonista dei due gol della rimonta nerazzurra, a otto minuti dalla fine.
Sembra finita, ma non è così.
Al 93° Bissek respinge goffamente col braccio.
Rigore. Messias batte, Sommer respinge e il brasiliano ribadisce in rete.
Risultato giusto e impresa di Gila che riesce – pur con una squadra decimata dal mercato – a conquistare un punto in una partita dal risultato scontato.
La “premiere” di Fonseca alla Scala del calcio è anche quella di Paolo Vanoli, ex Venezia dei miracoli, addirittura esordiente in serie A.
Poteva essere una serata memorabile, per l’occhialuto tecnico varesino. perché il Torino sino a 2’ dal 90’ era clamorosamente avanti 2-0.
Otto minuti di recupero e pareggio rossonero ad opera dei subentrati Morata e Okafor.
Pareggi dovunque. Tranne che all’Olimpico. I tifosi degli Aquilotti accorrono in soccorso alla squadra a dimostrazione che l’amore è intatto a prescindere dai Lotito di turno.
E i tifosi vengono premiati perché i laziali, decimati dal mercato, ci sono e sfoderano un calcio gradevole e un buon equilibrio fra i reparti.
Attesissimo Taty Castellanos.
Deve raccogliere l’eredità calcistica di un giovanotto che ha segnato 207 gol con la maglia della Lazio, quel Ciro D’’a Torre, per intenderci.
Nessun timore. Taty segna un gol, si procura un rigore, prende una traversa e abbatte un palo. Migliore in campo.
Si aspetta Juve e Dea.
Per ora il Napoli è ultimo in classifica, con il maggior numero di gol subiti.
Torbato, please.