Qualche problema alla caviglia (ma lui ha minimizzato). Lei non era in giornata. Cresce la preoccupazione, oggi aggrappati al fioretto femminile a squadre
Stano quarto, Palmisano si ritira. Ko anche nella marcia. Malagò teme la debacle dell’Italia
Non ce l’ha fatta Massimo Stano ad andare a medaglia nella 20 chilometri di marcia. Ce l’ha messa tutta e ha dovuto pure fronteggiare un problema alla caviglia. Per ben due volte, nel finale, ha rischiato una pericolosa distorsione perché gli si è girata la caviglia. È riuscito a cavarsela ma ha perso terreno e nonostante il tentativo di recupero nel finale, Stano è finito quarto. È andata persino peggio ad Antonella Palmisano che si è ritirata in lacrime. L’Italia rischia la debacle olimpica.
Poi, però la giornata è cambiata.
È finalmente la giornata positiva dello sport italiano alle Olimpiadi. Proprio nel mercoledì che era iniziato peggio con la doppia delusione nella marcia: il quarto posto di Stano e il ritiro della Palmisano. Sembrava che queste Olimpiadi fossero stregate per l’Italia. All’ora di pranzo il ritiro di Angela Carini (nel match contro l’algerina) che ha proiettato l’Italia al centro di un caso politico mondiale.
Proprio mentre sembrava che tutto stesse franando, è cominciata l’inversione. Il ritorno del proverbiale stellone di Giovanni Malagò. Coma diceva Napoleone Bonaparte, preferisco un generale fortunato a un generale bravo. La prima svolta è arrivata con la semifinale raggiunta nel doppio femminile di tennis da Errani e Paolini. Poi, il fioretto femminile in finale. Musetti, ancora tennis, in semifinale. Un crescendo. L’oro con Di Gennaro nel kayak e pochi minuti dopo l’oro con Alice Bellandi nel judo. Proprio pochi giorni il presidente del Coni aveva detto: «Non abbiamo ancora avuto una giornata in cui tutto è andato bene». Ecco, oggi non proprio tutto è andato bene. Ma il 1° agosto si conferma un giorno fortunato per lo sport italiano. Nel 2021 ci furono gli storici ori di Jacobs e Tamberi nei 100 metri e nel salto in alto.
L’Italia è al momento a quota 5 ori, 7 argenti e 4 bronzi. Per un totale di 16 medaglie.
Tornando alla marcia
Nella 20 chilometri maschile ha vinto l’ecuadoriano Pintado, secondo il brasiliano Bonfim e terzo lo spagnolo Martin. Stano è arrivato quarto. Prestazione positiva. Ma che non fa progredire l’Italia nel medagliere e cresce la preoccupazione nell’ambiente Italia che ha come obiettivo le dieci medaglie d’oro e le quaranta complessive di Tokyo. Per ora l’Italia è ferma e tre medaglie d’oro e tredici complessive. Le Olimpiadi sono ancora lunghe e la Nazionale ha le sue chance, già oggi con il fioretto femminile a squadre.
Stano, da grande atleta, a fine gara ha minimizzato il problema alla caviglia.
La Palmisano ha dichiarato dopo il ritiro (le parole riportate da Sky): «Fa male, non immaginavo questo scenario. É stato un anno facile, ora devo metabolizzare queste ore per capire cosa fare per la staffetta. Mi sentivo perfetta, non so cosa sia successo. Ma questo è lo sport ora va solo accettato. Non siamo robot, non era la mia giornata. Mi ritrovo nelle parole della Errigo, non può essere oggi a identificare l’atleta che sono».
Prima di Stano – Malagò, dietro gli attacchi agli arbitri c’è la costruzione di un alibi in caso di bilancio negativo (Repubblica di ieri)
Scrive Repubblica in un bel pezzo di ricostruzione dal punto di vista politico sportivo delle polemiche dell’Italia e del presidente del Coni alle Olimpiadi per qualche arbitraggio non soddisfacente.
Scrive Repubblica:
Non a caso ieri mattina, sbollita la rabbia della scherma e resosi conto forse del polverone che si era sollevato, Malagò ha provato ad aggiustare il tiro con una dichiarazione ufficiale sulla vicenda Senna balneabile: «Noi siamo con il Cio — ha detto, fermando le proteste dei nuotatori azzurri, indignati come tutti per quanto sta accadendo — assumeranno la decisione più giusta per la tutela degli atleti».
Malagò ha corretto il tiro
Ma allora, se la linea è quella, perché un’uscita così scomposta sul tema arbitraggi? Gli amici e i detrattori del presidente all’interno del Coni (sono tanti entrambi: in gioco c’è la sua riconferma per un biennio o un quadriennio alla guida del Comitato, comunque forzando i regolamenti) davano una lettura concorde.
Da un lato il Coni aveva bisogno di fare la voce grossa proprio per bloccare le polemiche che già erano partite: i nemici, in maniera strumentale, leggevano quelle decisioni sfavorevoli come uno scarso peso del Coni. E non banalmente come una decisione di campo, cosa che è un pezzo dello sport. Dall’altro lato, all’interno del Comitato olimpico italiano c’è anche la paura di aver sparato troppo alto nel conto delle possibili medaglie che la gestione Malagò ha sempre indicato come il metro del successo: se ne mancherà qualcuna, speriamo di no, si potrà sempre dare colpa agli arbitri. E ai paesi confinanti.