Alla Stampa: «A Paola ho chiesto della sua vita, lei ha percepito che la capivo. Per lei non è stato semplice prima di essere famosa e peggio ancora dopo esserlo diventata»

Anche la Stampa ha intervistato Velasco. Il ct della nazionale femminile di pallavolo non è mai banale nelle sue risposte: «Sempre più spesso non siamo più persone ma personaggi. E i personaggi hanno vita propria. Autonoma. Io del resto da anni non controllo il mio personaggio. Sono rassegnato, lui va per conto suo e poi ci sono io».
Velasco: «Per Paola non è stato semplice essere famosa»
Il suo personaggio in fondo gode di un certo rispetto.
«Sì, d’accordo. Ma gli fanno dire cose che io non ho mai detto. Alcune anche buonissime, per carità. Ma poi c’è chi sostiene che potrei fare di tutto perché ho vinto con la pallavolo».
Qual è il Julio Velasco vero?
«Quello che va in Argentina tutti gli anni. Non per nostalgia del mio Paese, ma perché lì sono Julio. E basta. Tutti sanno quali fesserie ho fatto fin da bambino. Non devo mediare».
Che aggettivo userebbe Velasco per le sue giocatrici?
«Fantastiche. Sono fantastiche. L’ho sempre pensato. Sarà che ho delle figlie e che sono stato cresciuto da una mamma senza padre, ma penso che le donne abbiano una capacità di apprendimento straordinaria. Sono frenate dal fatto che non vogliono sbagliare mai e questo, a volte, impedisce loro di buttarsi. E poi questo gruppo è riuscito a cambiare delle
cose in pochissimo tempo, premesso che è un gruppo che aveva già vinto».
Paola Egonu?
«Ho cercato di partire da lei. Come faccio con ogni atleta. Non partire dalle mie idee ma chiederle della sua vita, quali sono i problemi che affronta. E questo Paola lo ha percepito, ha sentito che la capivo. Per lei non è stato semplice prima di essere famosa e peggio ancora dopo esserlo diventata. Ma quando una persona si sente compresa le cose cambiano. E poi lei è stata molto brava».
A Vannacci ci ha pensato?
«A Vannacci penso perché prende voti nonostante quello che dice. Significa che molta gente lo ascolta. Il cambiamento nella società è così veloce che c’è una parte della popolazione che non riesce ad accettarlo. E vota per lui».
Torno ai Giochi. Benedetta Pilato dopo il quarto posto dice: il giorno più bello della mia vita, Di Francisca la fulmina in modo discutibile. Chi aveva ragione?
«Credo che la vittoria per un atleta consiste nel battere il proprio record. Pilato ha gioito per questo. Magari ha esagerato nel dire che era il giorno più felice della sua vita, però io le credo, bisogna entrare nella testa degli atleti».
E Di Francisca?
«Ebbi da ridire con lei a Tokyo. Facevo il commentatore e avemmo uno scontro. Aveva quasi insultato il suo allenatore subito dopo la gara e le dissi che era sgradevole. Poi cercò di raccontarmi, spiegarmi».