Alla Rai: «La pallavolo per le ragazze è come il calcio per i ragazzi. Le giocatrici hanno accettato rapidamente i miei cambiamenti»
Julio Velasco alla Rai:
«È stata un’Olimpiade straordinaria, abbiamo perso un solo set che penso sia un record all’Olimpiade. Abbiamo giocato partita dopo partita, abbiamo pensato palla su palla. Il mantra era non pensare alla palla che si è persa, anche nel tennis puoi perdere il filo della partita in qualsiasi momento. Le ragazze sono state formidabili, sono state sempre in partita correggendo qualche errore, hanno giocato con determinazione lucidità, con fuoco in difesa e coperto con freddezza al muro tenendo sempre conto dell’andamento del gioco. Fuoco dappertutto non va bene, solo tattica non va bene, è stata la miglior partita del torneo.
L’hashtag era “qui e ora”. Cosa batte adesso?
Velasco: «L’orgoglio batte più di qualunque altra cosa. È l’orgoglio della squadra, dello staff, della pallavolo italiana. Sia il Coni sia la Federazione ci hanno messo in condizioni ideali di lavorare. Ci hanno dato tutto quello di cui avevamo bisogno, va riconosciuto. È la vittoria del movimento pallavolistico femminile anche dei piccoli club. Con questa vittoria la pallavolo femminile può fare il grande salto a livello di popolarità. La pallavolo è per le ragazze quel che rappresenta il calcio per i ragazzi. Non c’è palestra che tenga».
Velasco e la rapidità di apprendimento delle giocatrici
Velasco: «In genere l’Olimpiade arriva dopo quattro anni di lavoro, questa invece dopo 4 mesi. Ho fatto delle scelte, di lavorare su alcune priorità che permettessero un cambiamento veloce. Ma a volte proponi cose e i giocatori fanno fatica anche volendo, loro invece hanno impiegato pochissimo tempo, si sono compattate come gruppo, anche quello aiuta visto che sono state tre settimane di convivenza sotto stress, è importante che il gruppo stia bene insieme».
Da Atlanta a oggi è la chiusura di un cerchio. Le dà pace questo oro?
«Non ho mai non avuto pace, non sono Baggio che non ha pace perché ha sbagliato un rigore, quella era una squadra straordinaria che poi ha perso per due palloni. Ho sempre accettato quella cosa sportiva, stavolta abbiamo stravinto non abbiamo vinto per due palloni. Non ho mai avuto l’ossessione perché mi mancava l’oro. Non mi mancava. All’inizio era impensabile di andare a vincere. Anche se la squadra aveva fatto molto bene in passato, secondi al Mondiale, vittoria all’Europeo, però era in un momento difficile. Pensavo di fare un buon lavoro, di arrivare ai primi posti, poi arrivare primi dipende da tante cose».