ilNapolista

Addio ad Alicicco storico medico della Roma: «Viola? Lo fece fuori la Dc. Manfredonia non aveva preso droghe»

È morto a 90 anni. Una vecchia intervista del Romanista: «I casi Lipopill di Carnevale e Peruzzi? Qualcuno si fece mandare pasticche da Napoli»

Addio ad Alicicco storico medico della Roma: «Viola? Lo fece fuori la Dc. Manfredonia non aveva preso droghe»

È morto Ernesto Alicicco storico medico sociale della Roma.

Scrive l’agenzia Ansa:

Alicicco avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 7 novembre. Il suo nome si lega agli anni giallorossi dell’era Anzalone, prosegue lungo tutta la gestione di Dino Viola per poi concludersi con la presidenza Franco Sensi: 23 anni di militanza romanista, dal 1978 al 2001. Laureato in Farmacia a Roma e poi in Medicina a Siena, aveva giocato da portiere nel settore giovanile della Lazio, terminando la carriera agonistica nel Siena dove incrociò come compagno Carlo Mazzone. 

Riportiamo qualche risposta di una bella intervista che gli fece il Romanista a firma Piero Torri

Ti va di parlare del malore di Manfredonia?

«Certo».

Quel giorno che successe a Bologna?

«Sincope da freddo».

Ma Manfredonia rischiò di morire?

«Vero. Ci furono una serie di concause. La prima è che quel giorno la temperatura era undici gradi sotto zero. Avevamo predisposto un’alimentazione con più zuccheri, solo che a Lionello i dolci non piacevano. In più non aveva fatto il riscaldamento, si era fermato a parlare con Giordano che giocava nel Bologna. Io temevo che si sarebbe strappato e per questo in campo con un occhio seguivo sempre lui».

E invece…

Alicicco: «Corner per il Bologna. Lo vidi che si avvicinava al palo e poi crollare. Mi buttai in campo. Quando arrivai era in arresto cardiaco. Per tenergli aperta la bocca usai il pollice, guarda (ce lo fa vedere ndr) ho ancora il segno sul dito. Giorgio Rossi, un amico e un fenomeno, preparò subito il necessario per intubarlo. Gli facemmo il massaggio cardiaco. Fu messo sulla barella ed ebbe un secondo arresto cardiaco. Altro massaggio e Lionello si riprese».

All’epoca si parlò di sostanze stupefacenti.

«Lo pensai subito. Tanto è vero che quando arrivammo in ospedale, pretesi che gli facessero tutte le analisi sugli stupefacenti. Risultò negativo. Al punto che sia Manfredonia che la Roma presero tutti i soldi dell’assicurazione».

Ci fu poi la vicenda doping di Carnevale, le fettucine di mamma Peruzzi, il lipopill.

«Viola fu sconvolto da quella vicenda, lì prese atto definitivamente che gli stavano facendo la guerra».

Chi?

Alicicco: «Diciamo così: il presidente era stato senatore nella Democrazia Cristiana, voluto da Giulio Andreotti. Ero presente alla cena in cui gli fu proposto di entrare in politica, lui non voleva, ma non poteva dire di no. Successe poi che il presidente non votò come da indicazione del partito. Non gliela perdonarono».

Ma che c’entra con il Lipopill?

«C’entra perché stavano cercando di metterlo in difficoltà. Quell’anno il doping era a sorteggio, la Roma usciva sempre, quattro partite di coppa Italia, le gare di campionato, con il Benfica in Coppa. Poi il Bari. Estratti Carnevale e Peruzzi. Era perlomeno strano».

Risultarono positivi.

«Alla fentermina che è presente nelle pasticche che tolgono la fame, oggi non è più doping».

Ok, ma cosa era successo?

«Diciamo che qualcuno si era fatto mandare da Napoli alcune pasticche».

Qualcuno chi?

«Si dice il peccato non il peccatore ma non dovrebbe essere difficile capirlo».

Andiamo avanti.

«C’è poco da andare avanti. Quelle pasticche, senza che sapessi niente, furono distribuite nello spogliatoio, Carnevale e Peruzzi risultarono positivi».

Uno scandalo.

«Totale. Viola si ammalò per questo, io quasi, ricordo che mio figlio che giocava nello Spezia lo accoglievano al grido di drogato. Abbiamo passato momenti durissimi, pure con alcuni amici giornalisti che fui costretto a portare in tribunale. Ho vinto su tutto il fronte».

Dicevi che a Viola qualcuno gliela aveva promessa.

«I fatti mi diedero ragione».

Quali fatti?

«Viola voleva comprare Haessler. Mi mandò a un’amichevole della Germania per controllare le condizioni fisiche del giocatore. Solo che proprio in quei giorni a Viola arrivò un avviso di garanzia per evasione fiscale».

Come finì?

«Non era vero niente, ma Haessler andò alla Juventus».

Viola si era reso conto di essere accerchiato?

«All’inizio no, poi prese coscienza della situazione. Si moltiplicavano le voci di acquirenti per la Roma. Mi disse, “la potrei vendere a tutti, mai a Ciarrapico”».

ilnapolista © riproduzione riservata