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Bertolucci: «La sera che Re Cecconi morì, passò prima da me. Mi disse: «Andiamo dal gioielliere». Chissà se fossi andato»

A L’Arena: «Chinaglia era ingestibile. Una volta si presentò da me con una bottiglia di whisky, Chivas. Se lo scolò tutto da solo»

Bertolucci: «La sera che Re Cecconi morì, passò prima da me. Mi disse: «Andiamo dal gioielliere». Chissà se fossi andato»
Db Milano 23/11/2011 - Champions League / Milan-Barcellona / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Bertolucci

L’Arena intervista Paolo Bertolucci. Di certo non ha bisogno di presentazioni. Al momento è impegnato con Sky per la Coppa Davis. Il quotidiano veronese però lo ha intercettato. Gli ha chiesto dell’Hellas: «I gialloblù partono sempre con l’acqua alla gola ma poi zitti zitti mandano in Serie B le altre. Merito del club e di Sogliano. Lo scorso gennaio ha fatto un miracolo».

«Io milanista da sempre, Tonino Zugarelli e Panatta della Roma. Barazzutti, credo, Lazio»

Il rapporto di Bertolucci con il calcio?
«Bel rapporto. Quando giocavamo seriamente al tennis, Tommaso Maestrelli ci faceva fare una ventina di minuti a Tor di Quinto con quel gruppo magico della Lazio. Io, Adriano e gli altri».

A proposito il tifo com’è distribuito tra i miti del nostro tennis?
«Io milanista da sempre, Tonino Zugarelli e Panatta della Roma. Barazzutti, credo, Lazio».

Erano amici con Chinaglia…

«Certo abitavamo tutti al Fleming a nord di Roma. Avevo il negozio di articoli sportivi e loro venivano a trovarmi».

Più facile Panatta o «Giorgione»?
«Adriano senza dubbio. Grandi personalità ma Chinaglia era ingestibile. Una volta si presentò da me con una bottiglia di whisky, Chivas. Se lo scolò tutto da solo».

Un altro aneddoto dei tempi d’oro?
«Triste. Quella sera che Luciano Re Cecconi morì per quel maledetto scherzo, passò prima da me. Mi disse: «Andiamo dal gioielliere». Avevo clienti in negozio e non ci andai. Poi andò tragicamente. Chissà se ci fossi andato…».

Il suo Milan? Non bene..

«Direi malino. Sono finiti i tempi dei vari mecenati. Penso a Moratti dell’Inter o a Silvio Berlusconi. Loro per amore ci mettevano i soldi di tasca propria. Ora ci sono i fondi ma chi li gestisce deve rendere conto a chi ha investito denari nei club. Non si possono fare sempre spese pazze senza avere ritorno. E poi in Italia siamo ridicoli. Per rifare uno stadio ci vogliono vent’anni. Ecco perché siamo così indietro».

Il cavallo regalato a Bertolucci la fece in mezzo al ricevimento di nozze

Continuano gli imperdibili aneddoti raccontati da Adriano Panatta Paolo Bertolucci durante il podcast “La telefonata“. Nell’ultimo episodio Panatta ha ricordato un episodio divertentissimo che è accaduto durante il matrimonio di Bertolucci. «Eh, sì dai. Parliamo di quel cazzo di cavalloLui nemmeno se lo ricorda. Ma quando si sposò decisi di regalargli questo cavallo». Bertolucci: «Eh ma lo sai perché lo fece? Perché è l’unico regalo di nozze per il quale poi il ricevente deve pagare una quota al mese altissima. Era come prendere una casa in affitto, praticamente»

Panatta: «Gli porto questo cavallo a Villa La Massa dove aveva organizzato questo ricevimento. Lui mi insulta dicendo di non apprezzare il regalo e al cavallo poi gli parte una cagata gigantesca al centro di questa villa. Diciamo che era una sorta di buon auspicio»

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