Il tecnico vuole che il suo Napoli non stia tanto a cincischiare ma insegua la verticalizzazione: a testa bassa e con i paraocchi
Conte segue un’altra direzione rispetto a Spalletti: sofferenza, cattiveria, concretezza (Corsera)
Scrive il Corriere della Sera con Monica Scozzafava:
A testa bassa e con i paraocchi. Il Napoli va così (centra la terza vittoria di fila), perché è Conte che vuole così. Senza stare troppo a cincischiare — il gioco a Cagliari si è visto a sprazzi e la squadra di Nicola non avrebbe meritato un passivo così pesante — per inseguire la verticalizzazione bella e fluida. I partenopei, come ha chiesto l’uomo in più che sta in panchina, ora devono «imparare a sporcarsi le mani».
Un anno e mezzo fa — sembra una vita — c’era Spalletti a calare il tris di successi, avviato verso lo scudetto, oggi c’è una squadra in buona parte modificata che va avanti seguendo un’altra direzione. Quella della gestione della sofferenza, della cattiveria e della concretezza, figlia di Conte che non ama chi si guarda allo specchio, a maggior ragione adesso che non sarebbe tutto un bel vedere.
Conte: «A Meret ho chiesto più leadership, di parlare molto di più, lo sta facendo. Ha giocato con la febbre»
Il tecnico del Napoli, Antonio Conte, ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa al termine della sfida contro il Cagliari.
Sulla partita.
«I ragazzi sono stati bravi, in una partita per niente facile, in un campo ostico. Il Cagliari è sicuramente una buonissima squadra allenata da un buonissimo allenatore, e venire qui a vincere non è mai scontato. So che abbiamo iniziato bene, fino all’interruzione della partita quando ci sono stati i fumogeni e i botti. Dopo lì, alla ripresa, noi invece ci siamo un po’ impauriti: questo non deve accadere. A fine primo tempo ci siamo un attimo schiariti le idee, abbiamo capito che avremmo dovuto rivincere i duelli e cercare di fare il secondo gol, altrimenti avremmo rischiato. L’abbiamo fatto e sono contento, ci siamo sporcati le mani come è giusto che deve fare una squadra come la nostra. Al tempo stesso abbiamo dimostrato che quando abbiamo la palla e giochiamo a calcio possiamo mettere in difficoltà gli avversari».
Come giudica la prova di Lukaku?
«Romelu è un giocatore che io ho fortemente voluto, non credo che questo sia un segreto di Pulcinella. Adesso nel momento in cui c’era la situazione di Osimhen, il club sapeva benissimo chi era l’obiettivo principe. Lui è un giocatore che al momento non sta ancora al top della condizione, deve essere chiara questa cosa. È un ragazzo del ’93, deve ancora entrare in condizione. È stato accettato in maniera positiva nel gruppo, ha portato la sua leadership».
Meret ha sempre avuto delle difficoltà dal punto di vista ambientale, ma col Parma e oggi a Cagliari ha dato una grossa mano…
«C’è da dire una cosa, lui ha giocato con la febbre oggi. Sta dimostrando che è un portiere di livello. Poi non dimentichiamo che comunque Meret è in Nazionale, è un ragazzo perbene. Poi magari non è proprio così protagonista, lui è molto serio e composto sempre, però è un ragazzo a cui ho chiesto un miglioramento anche nella situazione di leadership, di parlare molto di più. Lo sta facendo, l’ha dimostrato con i fatti e sta meritando quella fiducia che non gli è mai stata messa in discussione. Però ripeto, oggi sono contento che non abbiamo neanche subito gol. Questo è importante perché noi dobbiamo essere belli uniti, belli strutturati e granitici. Dobbiamo essere pronti a sporcarsi le mani, il portiere quando viene chiamato deve essere pronto a salvare la situazione ecco, quello che è successo oggi».
Prevedibilità?
«Lukaku anche l’anno scorso con la Roma alla fine si poteva parlare di prevedibilità, è questione di caratteristiche. E’ logico che se lo hai sfrutti quel tipo di situazioni. Ci portiamo questa prevedibilità avendo fatto otto gol e vedremo cosa accadrà in futuro».