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Conte sta rivoluzionando il modo di fare e intendere calcio a Napoli: addio bellezza (Libero)

L’ultimo decennio è stato all’insegna della grande bellezza e del 4-3-3. Conte sta cambiando l’approccio, in campo il Napoli aggredisce, soffre, lotta, riparte

Conte sta rivoluzionando il modo di fare e intendere calcio a Napoli: addio bellezza (Libero)
Mg Verona 18/08/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Conte sta rivoluzionando il modo di fare e intendere calcio a Napoli: addio bellezza (Libero)

Scrive il quotidiano Libero:

È presto per lasciarsi andare ai facili entusiasmi perché il Napoli deve ancora “sporcarsi le mani” parecchio, prima di poter legittimamente definirsi “da scudetto”. La squadra è un cantiere aperto, Lukaku ha fatto soltanto intravedere quanto e come può essere determinante, mentre i vari McTominay, Gilmour e Neres devono ancora essere buttati nella mischia per davvero.

E però è già evidente il tentativo di rivoluzionare il modo di fare e intendere calcio a Napoli: l’ultimo decennio è stato all’insegna della “grande bellezza”, con l’estetica che è stato sinonimo di trionfo soltanto nel secondo anno di Spalletti. Gli inventori della “cazzimma” ne hanno avuta poca di recente, dal punto di vista calcistico: Conte sta cambiando l’approccio, in campo il Napoli aggredisce, soffre, lotta, riparte.

Inoltre non è più legato al culto del 4-3-3, anche se con il tempo la squadra potrebbe arrivare a giocare in quel modo per mettere in campo contemporaneamente tutti i migliori. Molte delle fortune del Napoli dipenderanno dalla coppia Lukaku-Kvaratskhelia che a Cagliari ha offerto un’anteprima di ciò che può essere: il belga nella sua miglior versione fa compiere un salto di qualità a chi gravita nella sua orbita, lo dice la storia del belga con Lautaro Martinez all’Inter. 

La novità rivoluzionaria è che il Napoli di Conte non è più una squadra di fighetti (il Napolista)

Il Napoli ha vinto quattro a zero a Cagliari ed è in testa alla classifica. Temporaneamente, ma è in testa alla classifica. Ha vinto tre partite di fila dopo un anno e mezzo. Non accadeva dai tempi di Spalletti. Ha saputo soffrire, Meret migliore in campo, e poi ha castigato l’ottimo Cagliari di Nicola prima in ripartenza e poi approfittando di un errore difensivo. C’è stato spazio, nel finale, persino per il quarto gol di Buongiorno. A conferma che il Napoli oggi è una squadra che non molla mai la presa.

La capacità di soffrire è una delle tante novità portate da Antonio Conte. Il dato più significativo a nostro avviso è che il Napoli somiglia sempre più al suo allenatore. Storicamente il Napoli è sempre stata una squadra che possiamo definire alto borghese, persino gagà, di fighetti insomma. Raramente, nel corso degli anni, ha retto quando gli avversari l’hanno messa sul piano dell’agonismo, anche della cattiveria agonistica. Ecco, tutto questo è scomparso. Il Napoli di Conte è una squadra che azzanna. Non diciamo che mena. Di certo non tira il piede né si lascia intimidire. In altri tempi il Napoli si sarebbe fatto intimidire dalla squadra di Nicola. Fallo di Zappa (nomen omen) sul malleolo di Kvara dopo nemmeno due minuti. Il Napoli si è lasciato scivolare l’episodio addosso, si è rimboccato le maniche ed è sceso nell’arena.

Ha giocato ad intensità da calcio inglese e talvolta ha sposato anche il kick and run (calcia e corri): lancio lungo su Lukaku e tutti avanti per la seconda palla. Somiglia tanto a una squadra inglese per temperamento, per intensità agonistica, e capacità di soffrire. Squadra inglese con davanti Kvaratskhelia e Lukaku che nel secondo tempo hanno sbrogliato una matassa che poteva diventare intricata. Il Cagliari ha giocato bene fino al 70esimo, ha continuato a essere pericoloso dopo il vantaggio del Napoli. Meret per tre volte ha negato il gol ai sardi (la traversa di Marin è stata deviata dal portiere friulano).

È finita quattro a zero. Ovviamente non è stato tutto rose e fiori. Ma non sarà mai completamente rose e fiori. Per come gioca, il Napoli è una squadra che contempla la sofferenza. Accetta i duelli uno contro uno, così si fa nel calcio che conta. Ma è una squadra che davanti può fare sempre male.

Nessuno dei calciatori azzurri si è risparmiato. Abbiamo assistito a rincorse a ritroso di Politano, di Kvara, Lukaku che ha colpito di testa nella propria area di rigore. E in questo clima, il Napoli ha anche giocato. Ha costruito. Ha segnato in modo fortunoso (grazie a un autogol di Mina)ma non hamai rinunciato a proporre. Lukaku ha svolto perfettamente il ruolo di pivot. Difficile dire qualcosa a un centravanti che su tre gol segnati dalla propria squadra, uno lo ha realizzato e in due occasioni ha servito l’assist. Ottimo Buongiorno che là dietro non ne ha sbagliata una. Si è rivelato utile anche quando ha lisciato il pallone, perché ha disorientato gli avversari. Meret (dio perdoni i suoi detrattori) è stato monumentale. Ha salvato i lNapoli in quattro occasioni (cinque se non fosse stato fischiato fuorigioco a Piccoli).

Dopo lo scivolone di Verona, tre vittorie consecutive. La prossima è allo Stadium, in casa della Juventus.

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