Antipatico e divisivo, ha stravolto in meglio la vita del Napoli. Lo scudetto ha mostrato quanto forte fosse il suo desiderio di essere amato
De Laurentiis ha dimostrato che ci sono ventenni e ventenni: il suo a Napoli è stato da dieci e lode
L’assurdo è che è sempre meglio guardarsi attorno prima di dire che dopo vent’anni è impossibile non riconoscere che Aurelio De Laurentiis è stato ed è un grandissimo presidente del Napoli. Forse il migliore di sempre. Se la batte ovviamente con Corrado Ferlaino.
Non è neanche il caso di porre la domanda di rito: il Napoli sta messo meglio o peggio di quando Adl lo ha acquistato? De Laurentiis incarna perfettamente il titolo di un film di Woody Allen: “Basta che funzioni”. E lui funziona. È l’impersonificazione della massima tramandata da Confucio a Mao a Deng Xiao Ping: “Non importa che il gatto sia bianco o nero, basta che acchiappi il topo”. Lui il topo lo acchiappa quasi sempre.
Dopo vent’anni, tra i tifosi c’è una spaccatura netta. Lo scudetto – nato sulla scia delle proteste più becere e stupide che il tifo napoletano abbia mai messo in scena: “prendi l’A16, vattene a Bari” – ha fatto nascere la corrente ugualmente ottusa e contraria degli Aurelio Boys. Di coloro i quali trasformano ogni atto del presidente in un’epifania di genialità, in un miracolo impossibile per qualsiasi altro essere umano.
I fatti sono che il suo modello ultrasnello di gestione, diciamo anche da ditta individuale, ha portato il Napoli a una longevità competitiva mai vissuta da queste parti. Sì, Ferlaino ha vinto due scudetti e una Coppa Uefa (che all’epoca aveva un livello molto più alto dell’Europa League). Ma il suo Napoli competitivo è durato quattro anni, quanto Maradona. E ha vissuto un declino triste e lungo. Senza dimenticare che Ferlaino fu abile ad appoggiarsi al potere politico-economico. Senza i soldi del Banco di Napoli, Maradona non sarebbe mai arrivato. Napoli allora era una città politicamente potente e Ferlaino fu bravo a diventare una pedina di quello scacchiere. A suo svantaggio va riconosciuto che non potè contare sugli introiti della Champions. E non è poco. Ma con i soldi e gli ingaggi di oggi, sarebbe impossibile portare Maradona a Napoli.
De Laurentiis ha fatto e fa tutto da sé. In azienda controlla tutto lui. Ogni singola fattura. Si occupa anche di gelati e auto d’epoca. E non facciamo fatica a credere che il gusto nocciola venga licenziato solo dopo la sua degustazione e il suo ok. Gli rinfacciano di non aver immobiliarizzato il Napoli ma è un difetto che, nel caso, pagherebbe lui in prima persona. Danneggia zero il Calcio Napoli. Gli contestano di non aver creato un settore giovanile degno di questo nome, cui delegare anche una funzione sociale. Ma saremmo curiosi di vedere quanta pazienza avrebbero i tifosi nell’aspettare la crescita di presunti gioielli di casa nostra.
De Laurentiis può stare antipatico quanto vogliamo ma i suoi risultati sono innegabili. Ha portato a Napoli giocatori e allenatori straordinari. Ha vinto uno scudetto. Altri ne ha sfiorati. Ha trasformato il Napoli in una delle potenze del calcio italiano. E anche in una outsider di tutto rispetto in Europa. Come tutti, è in parte vittima del proprio personaggio. Raffigurato come il re delle plusvalenze, è in realtà un presidente conservatore che ha quasi sempre cannato la cessione della vita (Osimhen è l’ultimo di tanti esempi). Solo una volta gli è riuscita, con Higuain alla Juventus: 90 milioni. A noi pare che al fondo la debolezza di De Laurentiis sia proprio il desiderio di essere amato. Ne abbiamo avuto piena conferma nel comportamento post-scudetto, quando ha perso letteralmente la testa di fronte alla piazza finalmente delirante per lui. Altro che Maria Rosaria Boccia.
Gli va altresì riconosciuto che a 75 anni ha avuto il coraggio di cambiare politica di gestione del Napoli e di puntare 150 milioni su Antonio Conte. E chissà che la molla non sia stata proprio il desiderio di rivedere il pubblico in sua adorazione.
Il resto, a nostro avviso, sono inezie che in qualche modo contribuiscono a descrivere il personaggio. Ad esempio, ci siamo chiesti: cosa spinge un uomo di cinema (per carità non d’autore ma comunque di cinema) a produrre un film sullo scudetto del Napoli che è uno dei più brutti della cinematografia sportiva mondiale di tutti i tempi? Sticazzi direbbe lui, forse anche giustamente. Gli sarà costato pochissimo e ha incassato 1 milione e 440mila euro.
Sono le due nature di De Laurentiis: il pragmatismo refrattario a qualsiasi forma di estetica. Cui si è aggiunto il desiderio di essere amato. In ogni caso, è un uomo che ogni tifoso del Napoli dovrebbe ringraziare dal profondo del proprio animo. Ha dimostrato che ci sono ventenni e ventenni. Il suo, alla guida del club, è stato da dieci e lode.