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Donatella Rettore: «Battisti mi disse: non vado più in tv per non sentirmi dire che ho le cosce grosse»

«Gianna Nannini era noiosa, la Ricordi le consigliò di imitarmi. E fece Fotoromanza vestita da marinaretta, abbastanza ridicola».

Donatella Rettore: «Battisti mi disse: non vado più in tv per non sentirmi dire che ho le cosce grosse»
Db Milano 01/12/2022 - trasmissione Tv 'X-Factor' / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Donatella Rettore

Il Corriere della Sera intervista oggi Donatella Rettore

Se la chiamo Donatella rischio una sberla? «Ma no dai, mi chiami come le pare, anche Picchiatella, lo sono. Che poi ho un sacco di omonime, tutte disgraziate. C’è una Donatella Rettore di un paese qui vicino che passa sempre col rosso, una volta è venuta la polizia stradale per ritirarmi la patente, ho dovuto spiegare che non ero io, menomale che non è una ladra»

Sua mamma l’aveva messa in collegio e poi arrivò Lucio Dalla.

«Lo incontrai a un concorso per voci nuove di Riva del Garda — arrivai prima, vincevo sempre — e mi chiese: “Le canzoni chi te le ha scritte?” “Io, però mamma non vuole”. “Ora ci parlo io”. Le disse: “Signora, sua figlia deve cantare, mica fare la tr…”. E lei: “Signor Dalla, si faccia gli affari suoi”»

Poi arrivò la musica e il successo in Germania Eppure piangeva nelle cabine del telefono.

«Per non farmi vedere da mia madre che ripeteva: “Sei solo un’emigrante di lusso”».

Non solo per quello.

«Ero grassa. Insomma molto in carne, tipo Adele prima maniera. In Germania non ci facevano caso, mi camuffavo con dei camicioni di garza. Però acchiappavo un sacco, le rotondità piacevano».

Masticava sempre caramelle alla menta.

«Credevo che facessero bene alla voce, poi ho scoperto che è il contrario. Era zucchero puro, mi sono riempita di carie. E mi ingozzavo di cioccolatini e di marron glacé. Mi sentivo sola. Mi consigliarono di andare da Messegué. “Fa miracoli”. E funzionò. Ci mettevo ore a preparare i decotti, pian piano ho perso tanti chili, senza una smagliatura, passando dalla taglia 50 alla 42».

Battisti la capiva.

«Quando gli chiesi: “Perché non vai più in televisione?”, mi rispose: “Perché mi direbbero che ho le cosce grosse e le gambe a x o che mi vesto come un cretino, basta”. Certi giornalisti allora erano davvero cattivi. Con me fu gentile. “Sei molto brava”. Trovava che Splendido splendente fosse il pezzo più internazionale scritto da una donna».

Gianna Nannini.

«Era noiosa, la Ricordi le consigliò di imitarmi. E fece Fotoromanza vestita da marinaretta, abbastanza ridicola».

Amiche?

«Insomma. Un rapporto glaciale. La incontrai in aereo, io in economy, lei in prima, la salutai, non mi rispose. Nel 2009, al concerto «Amiche per l’abruzzo», Giorgia ed Elisa furono adorabili, Gianna mi diede la mano moscia».

Litigò pure con Marcella.

«Nel 1986 mamma stava male ma ero stata costretta ad andare a Sanremo per non pagare una penale da 80 milioni. A Vincenzo Mollica risposi che avrei preferito restare a casa. Intervenne Marcella: “Allora perché ci sei venuta?” “Sono fatti miei”. Vincenzo provò a rimediare: “Questo succede quando ci sono due primedonne”. E io: “Di primadonna qui ce n’è solo una».

Loretta Goggi si ritrovò tra lei con le ali giganti e Loredana Bertè con la pancia finta che bisticciavate per chi fosse l’unica diva rock.

«Quell’anno c’era Anna Oxa-nosferatu, pallidissima, io che sembravo la cometa di Halley, ma anche Loretta era pettinata da mocio Vileda»

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