Il Milan batte l’Inter 2-1. Con merito. Secondo tempo di grandissima intensità. L’Inter progressivamente sparisce dal campo
Fonseca, lectio di coraggio. Tutti lo danno per finito, si gioca il derby con 4 punte e vince
Il MIlan batte l’Inter 2-1. È la serata di Fonseca. Non c’è che dire. Il portoghese, da tutti dato ormai per spacciato, si gioca la panchina a modo suo. Impartisce una lezione soprattutto di coraggio. Schiera il Milan con giocatori offensivi. Se la gioco a viso aperto e cresce nel secondo tempo, sull’1-1, quando in tanti (noi per primi) avremmo scommesso sul predominio dei campioni d’Italia dopo la sofferenza rossonera nel finale del primo tempo. Predominio che invece non c’è stato, anzi.
Fonseca merita dieci. Per la disposizione tattica. Per il coraggio e per la coerenza. Non ha cambiato lo schieramento nemmeno nel secondo tempo. È andato avanti con le sue idee e ha avuto ragione.
In classifica Inter e Milan sono alla pari con 8 punti. In testa c’è il Torino con 11, poi Udinese e Napoli a 10.
Finisce 1-2 per il Milan il primo derby della Madonnina stagione 24-25. Paulo Fonseca schiera Morata e Abraham al centro dell’attacco più Leao e Pulisic. La formazione sorprende l’Inter di Inzaghi che comincia la serata con i galloni del favorito. È proprio Pulisic a segnare dopo dieci minuti dopo aver rubato il pallone a Mkhitaryan sulla tre quarti di campi. Accelera modello cartoni animati e va in porta. L’Inter pian piano cresce e pareggia con Dimarco imbeccato perfettamente da Lautaro Martinez.
Nel secondo avremmo scommesso sull’Inter. E invece col passare dei minuti è il Milan a crescere. I rossoneri falliscono alcune buone occasioni con Leao (che cresce dopo un modesto primo tempo, ma resta un enigma) e Abraham. Viene anche fischiato un rigore per il Milan ma poi l’arbitro Doveri si corregge grazie al Var: il tocco di Lautaro Martinez è spalla e non braccio.
Il gol decisivo arriva al minuto 88 che di testa segna su punizione battuta da Reijnders. Alla fine è festa rossonera. L’Inter di Inzaghi esce ridimensionata da San Siro.
Fonseca: «Ho sempre sentito la fiducia della società. Non penso al futuro, ma alla partita con l’Inter»
Fonseca presenta in conferenza stampa il derby Inter-Milan, che potrebbe essere determinante per il prosieguo del suo incarico sulla panchina rossonera.
Queste le sue parole riportate da Tmw.
Che sentimento c’è?
«C’è grande frustrazione, ma consapevolezza di essere uniti per uscire da questa situazione. La squadra capisce il momento, lavoriamo per fare meglio e la soluzione è lavorare».
Partita più complicata?
«Giocheremo contro una squadra molto forte, ma è importante per noi. Mi piace vedere sempre in positivo, abbiamo tanto da vincere domani. Dobbiamo pensare positivamente, a quello che possiamo vincere se facciamo una buona partita».
Quanto dipende il suo futuro dal derby?
«Non ci penso, onestamente. La cosa più importante è pensare alla squadra e alla partita con l’Inter, mi concentro su ciò che controllo, cioè il mio lavoro, preparando la partita e la squadra».
Ibra le ha ribadito fiducia?
«Ho sempre sentito fiducia nel mio lavoro da parte della società, non è cambiato niente ora. Ibra è stato qui, ma è una normalità: è stato come lo è stato le atre volte».
Non si vede la sua idea di calcio…
«Possono esserci tanti motivi per spiegarlo, ma non voglio trovare scuse. Voglio affrontare ciò che sta succedendo con il lavoro. Posso dire che abbiamo dei buoni momenti, ma non abbiamo continuità. Quello che io sento è che la squadra cresce tutti i giorni. E bisogna avere continuità. Abbiamo bisogno di tempo? Sì. Abraham è arrivato per ultimo, abbiamo avuto poco tempo con i ritardi dei giocatori. Ma non voglio avere scuse».
C’è qualcosa che non rifarebbe?
«No, faccio quello che credo, non posso fare in cui non credo».
Le è già capitato un inizio di stagione del genere in carriera?
«Io non dico bugie. Io arrivo qui il giorno prima della partita… E ci arrivo con fiducia. Una cosa è vedere i giocatori tristi, non confortati. Mi sarebbe piaciuto che avreste potuto vedere la settimana di lavoro della squadra. Io non posso arrivare qui e non dire che sono fiducioso, perché questi tre giorni di lavoro sono stati fantastici. L’atmosfera che c’è nella squadra e il modo di lavorare mi danno questa fiducia».
Stesso atteggiamento tattico domani?
«Abbiamo strategie diverse ogni partita. Affrontiamo una squadra molto forte. Una cosa io non so fare: dare la palla alle altre squadre. Noi vogliamo giocare, vogliamo tenere il pallone, vogliamo dominare quando si può, vogliamo difendere bene (e ci sono stati progressi), e abbiamo preparato la partita di domani con normalità».
È convinto di aver ricevuto dalla società un’ottima squadra?
«Ho ricevuto ciò che avevamo preparato. Non siamo già una squadra fortissima, ma abbiamo i giocatori per esserlo».
Come sta vivendo questa situazione?
«Io credo in una forma di vincere, che è una forma comune a tanti grande squadre. In Italia non si valorizza tanto il gioco, ma il risultato. Quando mi hanno portato qui, è perché volevano cambiare il gioco. Quando una squadra ha la palla, c’è più possibilità di vincere. Dobbiamo credere in questo. Non mi sembra che il calcio migliore sia quando diamo la palla agli avversari».
Però tenere il pallone non basta: contro il Liverpool Pulisic ha detto che non siete capaci di tenere palla nella vostra metà campo…
«Io voglio avere la palla per attaccare nel momento giusto. Creare contro il Liverpool con costanza non è facile per nessuno. Ma ci sono state quattro-cinque occasioni in cui potevamo fare meglio, se facevamo di più nell’ultimo passaggio. Le volte in cui ci siamo arrivati non abbiamo difeso bene. È una questione di ultime scelte. Salah ha toccato la palla meno volte di tutti, ma quando l’ha toccata ha preso due traverse, ha tirato: sono le decisioni che fanno la differenza».
Sulle voci sul suo futuro che saranno di certo arrivate a Milanello:
«A me no. Io ho 51 anni, se sento quello che voi dite o scrivete non posso lavorare. Non è importante per me, onestamente. Se posti una cosa Instagram e io ti commento: ‘Non mi piace il tuo pizzetto’. A te non piace il mio commento, tu ti arrabbi con me. Tante persone dicono tante cose: se le ascolto, come faccio a fare fiducia il mio lavoro? Mia moglie si è arrabbiata con me perché non avevo i capelli sistemati. Io le ho risposto: allora non fai le foto. Per me non sono cose importanti. Per me è importante ciò che sento qui».
Perché vede un bel Milan in allenamento e poi non la domenica?
«Dico ai miei giocatori che dobbiamo essere sempre gli stessi, non importa se stiamo vincendo o se stiamo perdendo, dobbiamo essere noi stessi con la nostra identità. Quando c’è un cambiamento c’è bisogno di tempo, ma con fiducia e lavoro si arriva nei momenti di dominio. Stiamo crescendo per arrivare a questo».