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I 70 anni di Tardelli: «Maradona e Pelè non si sopportavano. L’urlo? Mi stufo quando mi chiedono di rifarlo»

Al Corsera: il brutto rapporto coi giornalisti. «Una volta al bar c’era Brera e dissi “usciamo, c’è puzza di m…”. L’8 di Moana in amore? Veramente mi diede 8 e mezzo»

I 70 anni di Tardelli: «Maradona e Pelè non si sopportavano. L’urlo? Mi stufo quando mi chiedono di rifarlo»
Madrid (Spagna) 11/07/1982 - finale Mondiali di calcio Spagna 1982 / Italia-Germania Ovest / foto Imago/Image Sport nella foto: Marco Tardelli ONLY ITALY

I 70 anni di Tardelli: «Maradona e Pelè non si sopportavano. L’urlo? Mi stufo quando mi chiedono di rifarlo».

Intervistato dal Corriere della sera, a firma Francesco Battistini.

Maradona e Pelé si sono confrontati per una vita…
Tardelli: «Non si sopportavano. Alla festa d’addio di Platini, avevamo fatto un pullman di vecchie glorie. A un semaforo, ci affianca una limousine: sopra c’è Maradona, che ci saluta. Allora Pelé fa fermare e dice: o sale sul pullman anche lui, o io non vengo. Platini scende e negozia. Alla fine, Maradona viene con noi e s’avvicina a Pelé: ma dai, perché fai così… Diego era un genio, circondato da gente strana. Prima che arrivasse in Italia, un dirigente Fiat l’aveva segnalato all’avvocato. Certo, se Boniperti avesse dato retta all’avvocato e l’avesse preso, chissà…».

Ma è vero che scioperasti contro Platini?
«Ma no. Semplicemente andai da Boniperti con Scirea, Gentile e Rossi a domandare perché Platini guadagnasse più di noi, che eravamo campioni del mondo».

Tanti incontri.
«Il bello della mia vita. Boniperti forse è stato il più importante. Un papà col quale litigavo, sapeva essere duro e generoso. Come arrivai alla Juve, mi levò braccialetti e collanine, m’obbligò a tagliarmi i capelli. Poi un giorno, mentre firmavo autografi, gli chiesi la penna in prestito. Mi passò la Cartier d’oro e mi disse: tienila, te la regalo. Era uno che non ti faceva mai sentire solo. Come Agnelli, del resto».

Tardelli e quell’incontro al bar con Gianni Brera

Ci furono liti memorabili.
Tardelli: «In Spagna, ci attaccavano pesanti. “L’armata Brancazot”, “cortocircuito cerebrale”, Matarrese che voleva prenderci a calci nel sedere… Gianni Brera scrisse che io non dovevo esserci. Lo vidi al bar del ritiro, stavo prendendo un caffè e dissi: usciamo, c’è puzza di m… Una cretinata. Non riuscii mai a scusarmi con lui, ma lo feci col figlio. E Matarrese oggi m’è simpaticissimo».

Non sei stufo dell’urlo?
«Mi stufo quando mi chiedono di rifarlo».

E di quel famoso 8 in amore che ti diede Moana Pozzi?
«Fu una storia brevissima. Lei simpatica, intelligente. Lasciamo perdere il voto… Anche se era un 8 e mezzo, tanto per la precisione!».

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