Bisogna dare una possibilità al nuovo format, dimenticarsi della mentalità per cui “prima era tutto più bello”.
La nuova Champions League non è ancora incominciata che già si è guadagnata un bel gruppo di detrattori. Quei tifosi che si trovano spesso a dire «il calcio ai miei tempi era meglio». Tifosi che faticano ad accettare il cambiamento.
Max Rushden sul Guardian invita i tifosi ad andare oltre i pregiudizi.
Lui stesso, dopo aver visto una delle pubblicità per la nuova Champions è rimasto perplesso.
Rushden scrive: “Come essere umano sono di mentalità aperta, ma come tifoso di calcio ovviamente detesto i cambiamenti, quindi non sono rimasto deluso nel poter concludere che questa pubblicità terribile significava che l’intero format era un disastro, ancor prima che un pallone fosse stato calciato.
E ci sono motivi per preoccuparsi . Più partite in un calendario già gonfio: il benessere dei giocatori. Un contentino ai grandi club nel tentativo di respingere la Superlega europea. Nessuna garanzia del promesso ridotto numero di partite dal risultato ininfluente. Un torneo in cui non giochi con tutti gli altri. Una classifica con 36 squadre: chi ha uno schermo abbastanza grande per questo?
Mi sono ritrovato a diventare una specie di ultra della fase a gironi della Champions League, nonostante abbia trascorso gran parte degli ultimi 20 anni a essere, nella migliore delle ipotesi, indifferente a essa. Come tutto il calcio, a volte era bella, a volte era noiosa”.
Rushden continua: “Avevo chiuso la mia mente. Fortunatamente il collaboratore del Guardian Football Weekly, Mark Langdon del Racing Post, è stato in grado di riaprirla.
Giocare con otto squadre invece che con tre è più interessante. I tifosi potranno fare trasferte più divertenti. Le squadre giocheranno contro due avversari dello stesso gruppo di testa di serie, il che significa più partite ‘importanti’ ma anche più partite che possono essere vinte per le squadre più piccole. Molte squadre di spicco potrebbero arrivare solo al turno di playoff, il che potrebbe rendere il tutto molto eccitante.
Prima di questo avvincente intervento, la mia reazione è stata il perfetto esempio del conflitto generazionale che tutti i tifosi vivono. Troviamo ogni nuovo cambiamento stridente con il gioco di cui ci siamo innamorati quando avevamo 10 anni – orgogliosi di dire a chi è più giovane di noi che quelli erano gli anni migliori, tempi più semplici. Ma allo stesso tempo sgraniamo gli occhi di fronte alle persone che ci hanno preceduto e che sostengono che il calcio era migliore prima che noi ce ne innamorassimo.
È chiaro che si tratta di una semplificazione eccessiva, ma i fan che vogliono abbracciare la nostalgia senza rifiutare del tutto le novità possono trovarsi in una scomoda terra di nessuno tra i dinosauri e gli hipster. È un musical in attesa di essere realizzato“.