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Il killer di Diabolik non esiste. Raul Esteban è un nome falso

Lo ha spiegato il pm Mario Palazzi: «È un nome utilizzato evidentemente in Italia per la sua attività criminosa»

Il killer di Diabolik non esiste. Raul Esteban è un nome falso
As Roma 01/09/2019 - campionato di calcio serie A / Lazio-Roma / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: tifosi Lazio

Il killer di Fabrizio Piscitelli, al secolo Diabolik, Raul Esteban Calderon “non esiste”. Colpo di scena al processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli avvenuto al parco degli Acquedotti il 7 agosto del 2019.  È stato il pubblico ministero Mario Palazzi a portare in aula la risposta dell’Argentina alla rogatoria sull’identità dell’imputato per il delitto di Diabolik.

Lo ha spiegato il pm Mario Palazzi in apertura dell’udienza del processo che vede imputato il 54enne argentino con le accuse di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi.

«Raul Esteban Calderon non esiste, il nome che ha speso è falso, utilizzato evidentemente in Italia per la sua attività criminosa. La scorsa settimana dalle autorità argentine è arrivata la risposta alla rogatoria sollecitata dal nostro ufficio e gli accertamenti fatti hanno portato a scoprire che in realtà si chiama Gustavo Aleandro Musumeci nato a Buenos Aires il 30 aprile 1970»

Secondo quanto affermato dal rappresentante dell’accusa ‘Calderon’ utilizza anche in Argentina altri alias. Il processo è stato aggiornato  al prossimo 23 ottobre. Il testimone chiamato dalla difesa, Fabio Gaudenzi dopo l’accompagnamento coatto disposto dalla Terza Corte di Assise, è risultato irreperibile.

Ma chi era l’assassino di Dabolik?

Gustavo Aleandro Musumeci, non è un nome di rango nella criminalità romana. O meglio, non lo era. Se prima “Calderon” era un criminale di piccola levatura che in passato aveva compiuto rapine e furti nel Lazio e in Toscana, ora la sua dimensione è diversa. A ‘Francisco’, come lo chiamano gli amici che lo conoscono, sarebbe stato affidato il compito di uccidere Piscitelli. Un boss. Un capo. Un pezzo grosso. Un uomo che vale “100 mila euro” e qualche altro bonus inteso come vitalizio, che secondo l’accusa sarebbero stati incassati dal presunto killer. Almeno questo è il compenso che l’argentino avrebbe incassato, secondo la sua ex compagna. La stessa donna che ha con lui ha vissuto una storia d’amore turbolenta, fatta di litigi, rapine e passione.

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