Condiziona il modo in cui guardi le partite e, soprattutto, la tua vita. In sei milioni giocano a fantacalcio, in quattro a calcio
Lode al Fantacalcio, Libero scrive del gioco più famoso dopo il calcio (almeno in Italia). Croce e delizia di ogni appassionato che veste i panni del Fantallenatore. Ce n’è per tutti gusti, dal neofita all’invasato, dallo scout al manager improvvisato, dallo scommettitore compulsivo al prudente.
Se il calcio è una cosa seria, il Fantacalcio lo è di più
Claudio Savelli, probabilmente anche lui fantallenatore come milioni di italiani, scrive:
“La pausa per le Nazionali di settembre ancora non lo sa, ma è utile. Ci si può infilare l’asta del Fantacalcio. Ci si deve infilare l’asta del Fantacalcio.
Benedette ma anche maledette queste prime tre giornate di campionato pre-sosta, una sorta di anteprima del campionato che verrà, un assaggio delle gerarchie di Thiago Motta (come Mbanugla titolare alla prime tre, ndr) e un suggerimento troppo esplicito sull’ennesimo sconosciuto preso da Sogliano che volevamo prendere “a 1”, un credito, e invece strapagheremo.
Fosse uno sport, sarebbe il più praticato d’Italia. Si stima siano più di 6 milioni i fantallenatori contro i 4 milioni che praticano il gioco del calcio.
Il paradosso è che il Fantacalcio è l’anti-calcio. Una competizione (niente di meno) in cui spesso vince lo “sculato” piuttosto che l’esperto, il principiante piuttosto che il competente, quello raccattato all’ultimo minuto per arrivare a otto (partecipanti) o a dieci (la lega migliore perché a otto escono rose troppo forti) piuttosto che l’invasato che si è visto i video di tutti gli influencer di questo mondo (ce ne sono sempre di più sui social, e sono in aumento le trasmissioni tv e radio dedicate al “Fanta”), ha pagato il gestionale che ti svolta l’asta e Palacios lo aveva segnato sul taccuino ben prima di Ausilio.
Se il calcio è una cosa seria, il Fantacalcio lo è di più, per chi lo fa. Perché poi c’è anche chi lo ha fatto (quello capita a tutti, almeno una volta nella vita) e ha detto no, ha detto basta, ha detto mai più. Motivo? Condiziona il modo in cui guardi le partite e, soprattutto, la tua vita. Ti porta a tifare il giocatore che segna alla tua squadra del cuore e a incazzarti di brutto. Vabbè, per una volta, sperando invano che sia l’ultima“.