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Inghilterra, il nuovo ct Carsley annuncia che non canterà l’inno. Il Telegraph: «Una mancanza di rispetto»

“Bisogna riconoscere la posizione che si occupa. Il ct è considerato alla stregua del primo ministro. L’inno è una dimostrazione di lealtà”

Inghilterra, il nuovo ct Carsley annuncia che non canterà l’inno. Il Telegraph: «Una mancanza di rispetto»
England's interim manager Lee Carsley takes a team training session at St George's Park in Burton-on-Trent, central England, on September 4, 2024 ahead of their UEFA Nations League League B, Group 2 football match against Finland on September 10. (Photo by Paul ELLIS / AFP) / NOT FOR MARKETING OR ADVERTISING USE / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

In Inghilterra Lee Carsley, ct ad interim della nazionale inglese, già fa discutere. Carsley, irlandese, ha detto che non canterà l’inno inglese stasera quando la nazionale da lui allenata giocherà contro l’Irlanda.

Ha detto di non averlo mai cantato, nemmano quando giocava con l’Irlanda o allenava l’Inghilterra Under 21.

«È una cosa che mi ha sempre messo in difficoltà quando giocavo con l’Irlanda. Sono sempre stato molto concentrato sulla partita e sulle prime azioni di gioco. Sono momenti in cui la mia mente non può essere distratta. Rispetto pienamente entrambi gli inni e capisco quanto significhino per entrambi i Paesi. È una cosa che rispetto molto».

Per queste dichiarazioni si è beccato l’attacco del Telegraph a firma Jason Burt:

Lee Carsley è inciampato al primo, e per certi versi inaspettato, ostacolo come nuovo ct dell’Inghilterra.

Dichiarando di non cantare l’inno nazionale in vista della sua prima partita come successore di Gareth Southgate, Carsley si è dimostrato un ingenuo.

Il ct ad interim può aspettarsi di allenare l’Inghilterra se non canta l’inno? A volte bisogna fare le cose per rispetto e per riconoscere la posizione che si occupa. Carsley non lo sta facendo.

Lui sosterrà di essere coerente. Non ha mai cantato come giocatore della Repubblica d’Irlanda – nato a Birmingham, è irlandese grazie alla nonna – e non l’ha fatto come allenatore dell’Inghilterra Under-21. Ma questo è un livello completamente nuovo. Un nuovo livello di responsabilità, di aspettative e di leadership. È un ambasciatore. Guidare la nazionale maschile inglese è un incarico diverso. E Carsley deve capirlo se vuole occuparlo senza provocare inutili offese”.

Carsley ricordi che “l’inno è una dimostrazione di lealtà”

Per Burt “non cantare l’inno è irrispettoso se vuole essere l’uomo che guida la nazionale inglese. È una cosa che fa parte del bagaglio culturale di una posizione che, a torto o a ragione, è considerata alla stregua del primo ministro quando si parla di importanza nazionale.

Perché? È ciò che ci si aspetta da un leader. Un inno è visto come una dimostrazione di unità, lealtà e appartenenza. Può instillare orgoglio e può segnare il rispetto. Carsley potrebbe vederla come una distrazione. Ma lui è l’allenatore dell’Inghilterra.

Fabio Capello non l’ha fatto, anche se a volte sembrava muovere le labbra. Sven Goran Eriksson ci ha provato (“Non sono sicuro di aver mai imparato del tutto a cantare ‘God Save the Queen’, ma ero lì, uno svedese, in piedi davanti alla panchina e cercavo di cantare un po’”, disse). Sebbene Carsley sia irlandese – per il fatto di rappresentarli e per le sue origini – anche lui ammetterebbe di essere più inglese. Di certo non è italiano o svedese. La Football Association ha dichiarato di non aver escluso la nomina di uno straniero come prossimo manager dell’Inghilterra e, certamente, saper cantare versi come “send him victorious/ happy and glorious” non dovrebbe far parte del colloquio di assunzione, ma ci si dovrebbe aspettare che qualcuno nato e cresciuto nelle West Midlands sia in grado di cantarli.

Forse è stato onesto. Si può rimanere autentici e allo stesso tempo capire che ora sta operando in un ambito diverso, con responsabilità ben maggiori.

Invece, ha creato un caso di cui non si sentiva il bisogno. Le telecamere lo inquadreranno a bordo campo all’Aviva Stadium mentre vengono suonati gli inni. Se non canterà, sarà criticato. Se canterà, avrà capito di aver sbagliato“.

 

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