Tratta dai polizieschi di Markarīs. Integralmente girata in Grecia. Omicidi, un papà ingombrante, intromissioni del potere politico
“Kostas” la nuova fiction Rai con Stefano Fresi che fa il commissario nella Grecia indebitata
“Kostas” è la nuova fiction Rai – integralmente girata in Grecia – tratta dai polizieschi (Bompiani e La nave di Teseo) dello scrittore greco-armeno Petros Markarīs, il giovedì in prime-time su Rai 1 (l’intera serie di otto puntate è giù visibile interamente su Raiplay). Kostas Charitos (Stefano Fresi) è il commissario capo della Omicidi ed è alle prese con il ritrovamento di un cadavere scheletrico senza impronte digitali – quando è in vacanza in Epiro dopo un terremoto – chiamato dalla polizia locale. Tornato ad Atene il suo superiore Ghikas (Luigi Di Fiore) gli affida un nuovo caso l‘uccisione di una coppia albanese e poi quella della sua alter ego, la giornalista Ghianna Karaghiorghi. Il tutto su aggroviglierà rivelando molte connessioni.
Chi è Kostas in realtà? Nel suo passato c’è un padre ingombrante – elemento della polizia politica sotto il regime dei Colonnelli – con cui non ha fatto ancora i conti: è sposato con Adriana (Francesca Inaudi) – moglie e madre devota ed asfissiante che cerca una sua realizzazione lavorativa – e Caterina (Blu Yoshimi) che sta per laurearsi in Giurisprudenza e che molla il primo fidanzato per il medico Fanis (l’attore napoletano Michele Rosiello). Nella sua squadra c’è il suo vice Petros (Marco Palvetti, Pollena Trocchia) e il giovane Nikos (Giulio Tropea). Ma Kostas fa crescere la segretaria di Ghikas – Klio (Maria Chiara Centorami) – brava anche ad utilizzare le nuove tecnologie.
La Grecia in cui “Kostas” opera è quella del 2009
La Grecia in cui Kostas opera è quella del 2009 in piena crisi economica e il dato che i poliziotti greci siano militari espone la sua attività alle continue intromissioni del potere politico. Kostas con la forza della sua mente da sbirro corroborata dai continui ricorsi al Vocabolario per penetrare meglio nelle parole chiave delle sue indagini viene sballottato da tutte queste forze interne ed esterne in un continuo equilibrismo che ne fa a volte un perfetto capro espiatorio. Tutto questo si vedrà negli ultimi episodi della serie quando entreranno in campo vecchi guevaristi dal passato rivoluzionario, che cadranno suicidi del loro passato ambiguo.
Dopo un inizio lento i personaggi emergono nitidi e c’è anche un certo ritmo pensante per merito della schiera di sceneggiatori dove spicca il montalbiano Salvatore de Mola – ben coadiuvato da Pier Paolo Picciarelli e Michela Straniero, con la collaborazione di Valentina Alferj. La regia piena di luce di Milena Cocozza fa il resto cullata dalle musiche del romagnolo Andrea Guerra.