ilNapolista

La fine dell’era Messi-Ronaldo ha reso i calciatori come Benjamin Button: all’inizio della carriera giocano Mondiali e Europei come veterani

The Athletic: a farne però le spese sono quelli di metà anni 90, ora considerati “vecchi”. Non si tende più a investire su di loro.

La fine dell’era Messi-Ronaldo ha reso i calciatori come Benjamin Button: all’inizio della carriera giocano Mondiali e Europei come veterani
Bayern Munich's German midfielder #42 Jamal Musiala (L) and Real Madrid's Brazilian forward #07 Vinicius Junior vie for the ball during the UEFA Champions League semi-final first leg football match between FC Bayern Munich and Real Madrid CF on April 30, 2024 in Munich, southern Germany. (Photo by Michaela STACHE / AFP)

I calciatori sembra stiano facendo oggi un percorso “alla Benjamin Button”: sin da giovani, o anche giovanissimi, i loro club o nazionali ci puntano e li portano a giocare competizioni importanti come i Mondiali o gli Europei. Il segreto del loro successo? Aver esordito quando l’era Leo Messi-Cristiano Ronaldo stava terminando.

Tutti quei calciatori, invece, che sono cresciuti mentre i due fuoriclasse erano ancora all’apice della carriera, sono stati in un certo senso “dimenticati”.

Ora i calciatori giocano le grandi competizioni già da giovanissimi

The Athletic spiega:

Quando si tratta di quel gruppo nato a metà degli anni ’90, c’è sicuramente un deficit. Quando la Fifa ha pubblicato il rapporto sui Mondiali 2022, ha dichiarato che il torneo era stato caratterizzato dalle ottime prestazioni di giovani talenti e di maestri esperti. L’ex manager dell’Arsenal Wegner aveva sottolineato la forte base tecnica, la fisicità e la mentalità di Musiala, Bellingham e Saka; dall’altra parte, si era concentrato sulla qualità del gioco di calciatori over 30 come Messi, Ronaldo, Modric e Giroud. «Oggi la nuova generazione di giocatori è pronta a dare il meglio di sé prima nelle competizioni più importanti, rispetto a 20 anni fa… sembra quindi che la carriera vada “a ritroso”, che parta dal più alto livello» aveva dichiarato Wegner. 

Ma non sono stati considerati i calciatori di età media, quelli che sì, sono esperti, ma non sono neanche alla fine della loro carriera:

Nell’ultima Coppa del Mondo, degli 832 convocati, le età con il maggior numero di giocatori (per anno di nascita) sono state 1992 e 1997, ovvero 30 e 25 anni. I nati nel 1994 (28 anni), che sarebbero stati nell’età ottimale per un Mondiale, sono al settimo posto della classifica. Ma ciò segue il numero di minuti giocati in Premier League dal 2018 al 2021: il gruppo dominante è quello nato tra il 1991 e 1994 (dai 24 ai 27 anni quando è iniziato il ciclo), come De Bruyne, Kane e Salah. I minuti giocati da quelli nati nel 1990 sono diminuiti. Ad Euro2024, giocatori di media-alta fascia d’età come Sterling, Phillips, Grealish, Rashford, si sono fatti soffiare il posto da Gordon (2001), Palmer (2002), Mainoo (2005). 

Nei top 5 campionati europei la fascia d’età dominante si è spostata da quelli nati nei primi anni 90 a quelli dal 1997 in poi. Ancora una volta, il gruppo “a metà”, che sarebbe dovuto essere in ascesa nelle ultime stagioni, è stato superato dai più giovani. I club di oggi non vanno più alla ricerca dei calciatori nati prima del 2000, non risultano buoni affari. L’ex calciatore Joe Davis, ora manager imprenditoriale, ha spiegato che è stato solo quando Messi e Ronaldo hanno iniziato a calare che ci si è occupati del gruppo di mezzo: «La loro era è stata unica. Ma hanno oscurato gran parte del grande talento che è arrivato dopo; con loro all’apice della carriera, è stato trascurato tutto l’insieme di calciatori che stava nascendo con grande qualità. Questa nuova ondata di talenti come Haaland, Mbappé, Vinicius, Yamal, Bellingham, sta diventando grande così presto perché hanno maggiori opportunità di farsi notare, non sono più così oscurati». Sono quei giocatori già leader, incoraggiati sin dagli esordi a mostrare i loro punti di forza.

ilnapolista © riproduzione riservata