Comandano i calciatori. Il punto debole del sistema che squilibra i conti è il costo del lavoro. I club non hanno il controllo dei loro asset
La legge Bosman sta rovinando il calcio, i giocatori hanno troppo potere (Tuttosport).
È quel che scrive il direttore di Tuttosport Guido Vaciago nel suo editoriale di oggi: “Comandano i calciatori, legge Bosman da correggere”.
Ecco cosa scrive Vaciago
Il punto debole del sistema che squilibra i conti è il costo del lavoro, ovvero gli ingaggi dei giocatori che, più ancora che il costo dei cartellini, zavorra i bilanci delle società. I giocatori, infatti, guadagnano molto di più che nel 1997, questo perché la legge Bosman ha aumentato in modo abnorme il loro potere negoziale. Si è passati da un calcio in cui il vincolo e l’impossibilità di scegliere la propria destinazione comprimevano in modo iniquo i diritti dei calciatori a un sistema in cui la forza del giocatore è schiacciante e avvita i costi del club in una spirale spesso pericolosa.
Le conseguenze della Legge Bosman
I contratti che vengono firmati con grande cerimoniosità non hanno, di fatto, più alcun valore, perché sono oggetto di ricatti che li riducono a pezzi di carta. Così un giocatore che azzecca una stagione chiede immediatamente un aumento dell’ingaggio, pattuito anche solo 10 mesi prima. Viceversa se il giocatore non rende, il contratto diventa un baluardo inespugnabile per il club che vuole cederlo a un altro club.
Non avere più potere contrattuale sui giocatori riduce il controllo dei club sui propri asset principali (i giocatori appunto) in modo non del tutto equo. Correggere una legge che deriva da una sentenza della Corte di Giustizia Europea non è cosa facile, ma se i regolamenti del mercato non ridanno forza ai contratti, rendendo più forte il dovere di rispettarli, la deregulation del mercato è destinata ad aumentare, insieme ai costi per giocatori e procuratori.