Il nuovo format “è un modo complesso e moralmente criticabile di far addormentare le persone per lunghi periodi di tempo”
Il formato della nuova Champions è, secondo il Guardian: “totalmente irresponsabile e i suoi meccanismi interni sono ampiamente impenetrabili agli estranei. È un canale comodo per sequestrare e riciclare il denaro di alcune delle persone peggiori del mondo. È un modo complesso e moralmente criticabile di far addormentare le persone per lunghi periodi di tempo”. A scelta.
Jonathan Liew, la migliore penna del giornale inglese, introduce così la Champions che comincia stasera. Ne sottolinea la natura prettamente commerciale, che di fatto distrugge a cascata anche la competizione nei campionati nazionali – chi vi partecipa, soprattutto nei campionati minori, guadagna troppo di più degli altri club e quindi addio – e provoca: “cosa pensavate che riguardasse questa cosa? La gloria?”
“In un certo senso la sua logica è già abbastanza chiara: contenuti per il gusto dei contenuti, più partite per il gusto di più partite, una struttura eretta a beneficio dei più grandi club del continente e degli investitori che li finanziano”.
Peraltro “uno dei classici problemi della vecchia fase a gironi, le partite infruttuose, rimane irrisolto, con ampio potenziale negli ultimi due turni per disallineamenti tra squadre ancora in lotta e squadre già qualificate o eliminate, e forse tentate di far riposare qualche giocatore in previsione di sfide più difficili”.
La nuova Champions “è la continuazione di un processo più ampio da parte della Uefa, in cui l’integrità sportiva viene gradualmente soppiantata dalle emozioni confezionate del quiz televisivo. Dopo tutto, se il tuo obiettivo fosse semplicemente quello di trovare la squadra migliore in Europa, avresti un campionato all’italiana in cui tutti giocano contro tutti. Al contrario, se il tuo obiettivo fosse quello di massimizzare il rischio e far sì che ogni partita conti, allora faresti semplicemente l’eliminazione diretta (come è stato fino al 1991). Ma la Uefa non desidera nessuna di queste due cose”.
Invece “le squadre migliori giocano l’una contro l’altra fin dall’inizio, ma non al punto da iniziare a eliminarsi a vicenda, perché vuoi comunque che giochino l’una contro l’altra alla fine. L’insensatezza, la mancanza di contesto, la confusione sul fatto che, ad esempio, Liverpool-Real Madrid il 27 novembre sia effettivamente importante: questo non è un glitch o un difetto di progettazione, ma intenzionale, incorporato nel design”.
Alla fine non cambierà praticamente niente. Per Opta “il Manchester City l’anno scorso aveva una probabilità del 99% di arrivare agli ottavi, e una probabilità del 95% ora”. Non resterà altro che “un’affermazione delle realtà finanziarie esistenti, con i club più ricchi che semplicemente trionfano in modi più contorti e redditizi”.
“I tifosi di calcio sono animali naturalmente conservatori, legati a rituali e routine stagionali, naturalmente diffidenti nei confronti del cambiamento. La reazione istintiva a qualsiasi innovazione è quella di immaginare tutti i modi in cui può fallire, e dalla confusione alla noia all’ingiustizia non mancano i contendenti in tal senso. Ma questo, in effetti, non è lo scenario peggiore. Se vi preoccupate di cosa succederebbe se la nuova Champions League fallisse, dovreste vedere cosa succederebbe se effettivamente avesse successo”. “Se una fase a gironi può consistere di otto partite, allora perché non 10 o 12 in futuro? Ci sono ancora un sacco di metà settimana libere nel calendario da cannibalizzare“.