Il governo gli impedirà di restare per un altro mandato al Coni. Voci romane raccontano di un asse tra Riad e Roma dopo la prima offerta rifiutata
La Roma agli arabi con Malagò presidente, la capitale mormora (Repubblica)
I Friedkin stanno smobilitando. Repubblica lo scrive chiaro e tondo con Marco Juric. Anche il silenzio sullo stadio è un elemento del disimpegno.
Il progetto definitivo ancora non c’è, e da settimane in Campidoglio si domandano che fine abbia fatto la Roma. Un silenzio assordante su un “elemento chiave” che preoccupa in termini di strategia a medio-lungo termine. Soprattutto se paragonato al nuovo stadio dell’Everton, pronto per la prossima estate e porta di accesso dei Friedkin al club e alla ricca Premier League.
E poi c’è la pista araba.
È di luglio 2023 la prima offerta da circa 850 milioni di euro, rifiutata dai Friedkin. Che nel frattempo hanno intensificato le connessioni con il Golfo: lo sponsor Riyadh Season, sulla maglia nonostante la Capitale fosse in corsa proprio contro l’Arabia per Expo, e poi le operazioni di mercato con la lega saudita. Voci romane raccontano di un asse tra Riad e Roma, che potrebbe persino coinvolgere Giovanni Malagò. Fantascienza, ma non c’è dubbio che Malagò — cui il governo impedirà di restare per un altro mandato presidente Coni — il sogno di fare il presidente della Roma nella sua vita lo abbia avuto. Chissà.
I Friedkin l’offerta l’araba per la Roma l’avevano avuta: 840 milioni di euro, l’hanno rifiutata (il Napolista)
Il tam tam nella Roma che conta è che i Friedkin sono rimasti incastrati. L’offerta per vendere la Roma l’avevano avuta. Proprio dagli arabi. Era l’agosto 2023. Offerta formale: 840 milioni di euro. Ma i Friedkin hanno detto no. La bollarono come offerta inadeguata. Da quel momento, non ne hanno più indovinata una. Erano reduci dalla vittoria in Conference League e dalla bruciante sconfitta in finale di Europa League. In panchina avevano ancora José Mourinho che cominciò a scalciare più forte di prima. Dai e dai, i Friedkin decisero che non ne potevano più e sfidarono la piazza adorante esonerando il portoghese. Era il 16 gennaio 2024, appena otto mesi fa. Sembra un secolo fa.
In panchina arrivò De Rossi. Inizialmente i risultati arrivarono. La squadra si è poi fermata in semifinale di Europa League. In campionato è finita al sesto posto. Poi, nella nuova stagione De Rossi è durato quattro giornate di campionato in cui la Roma ha totalizzato tre punti. In mezzo, un calciomercato ricco con gli arrivi dell’ucraino Dovbyk (capocannoniere della Liga), il francese Koné, Soulé dalla Juventus. Mercato ricco ma anche tormentato con la mancata cessione di Dybala che ha rifiutato l’offerta araba.
Dall’aprile del 2023 alla guida della Roma c’era e ancora c’è l’amministratrice delegata greca Lina Souloukou. È lei la figura dirigenziale oggi considerata la principale responsabile dell’esonero di De Rossi. Domani, per la prima volta, i Friedkin incasseranno la prima, vera, contestazione della tifoseria. Il clima è complesso. I proprietari sono tornati negli Stati Uniti. Chissà se in queste ore stanno ripensando a quell’offerta formale arrivata sul loro tavolo il 10 agosto del 2023: 840 milioni di euro. Se avessero detto sì, oggi sarebbero liberi dalle pastoie giallorosse. Si saranno pentiti?