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«La Wada non farà ricorso contro Sinner», parola dell’anonimo che in Wada ci lavora (La Stampa)

Il prof più autorevole ha dato parere contrario. Vogliono solo evitare che il suo caso non apra la strada a chi con i testosteronici si dopa davvero

«La Wada non farà ricorso contro Sinner», parola dell’anonimo che in Wada ci lavora (La Stampa)
Italy's Jannik Sinner returns the ball to Russia's Daniil Medvedev during their men's quarterfinals match on day ten of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 4, 2024. (Photo by Kena Betancur / AFP)

«La Wada non farà ricorso contro Sinner», parola dell’anonimo che in Wada ci lavora. Interessante articolo del quotidiano La Stampa che – a firma Paolo Russo – riferisce di una conversazione con un esperto dei laboratori anti-doping che lavora con la Wada. Il quotidiano riferisce anche della contrarietà al ricorso da parte del professore emerito del King’s College di Londra David Cowan considerato il parere più autorevole in Wada (agenzia mondiale amnti-doping).

Scrive La Stampa:

«Ecco perché alla fine la Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, non farà ricorso contro Sinner ma si limiterà ad acquisire più documentazione possibile per far sì che il caso del campione italiano non apra la strada a chi con i testosteronici si dopa
davvero». A ipotizzare il lieto fine per Jannik non è uno qualsiasi ma un super esperto della rete di laboratori anti-doping della stessa Wada, che prima di parlare chiede di mantenere l’anonimato.

Wada e Sinner: perché un surplus di documentazione

Per capire come stanno le cose bisogna partire dal quantitativo del testosteronico Clostebol ritrovato nel numero 1 del tennis mondiale: «50 picogrammi per millilitro di sangue. Un picogrammo equivale a un millesimo di miliardo di grammo, quindi parliamo della punta di un cucchiaino di caffè sciolta in una piscina olimpica».

Quantità infinitesimali che non possono dopare nessuno.

Ma perché la Wada le considera comunque doping? «Per scovare chi ha fatto uso anche molto tempo prima di questi anabolizzanti, magari gareggiando in Paesi dove di controlli antidoping se ne fanno pochi o niente. Mentre, nel caso di Sinner, che ha giocato a ritmo serrato in molti tornei internazionali è difficile non ci siano stati test nei due mesi che hanno preceduto la scoperta di questa contaminazione con il Clostebol», spiega sempre il nostro.

Comunque sia tra i tre esperti nominati da Wada per dirimere la questione, quello considerato più esperto di tutti, il professore emerito del King’s College di Londra David Cowan, avrebbe già espresso la sua contrarietà al ricorso, sostenendo la tesi della
contaminazione transdermica involontaria e ribadendo che i quantitativi assunti non potevano influenzare in alcun modo le performance di Sinner.

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